Perché dovremmo "liberarci dagli Ogm"? Ci si libera da un'oppressione, da una malattia, da un incubo. Ma perché liberarsi dagli OGM? Le risposte presenti nel dibattito apertosi sul sito "ilsole24ore.com" sono al momento due. La prima a dire il vero è una non risposta. E' quella degli organizzatori del referendum in corso. Dovremmo liberarci dagli OGM, dicono, se vogliamo che l'agricoltura sia "salute e qualità, sostenibile e innovativa, libera da OGM" (è quanto è scritto nel testo della scheda referendaria). E' una non risposta perché, contrapponendo in via di principio OGM e qualità, salute e OGM, assume quello che andrebbe dimostrato, e cioè che gli OGM sono cattivi e nocivi. E' difficile intavolare un dialogo con chi, ricorrendo a strategie retoriche, sembra avere più interesse a indottrinare che a convincere. A costoro sarà tuttavia difficile presentare domani i risultati del referendum come il segnale di una schiacciante vittoria delle "ragioni" della contrarietà agli OGM; il motivo è che dare "ragioni" è incompatibile col truccare le carte.
La seconda risposta viene dall'intervento di Giovannetti, Modonesi, Tamino, almeno da quella parte del loro intervento che non è stata investita dalle puntuali repliche di Defez. Nelle tecniche di transgenesi, essi dicono fra l'altro, sarebbe contenuto il rischio di semplificare problemi complessi e di non tenere conto che gli effetti di certi interventi sono "imprevedibili", "lontani dal nostro controllo". Anche questa risposta appare tuttavia inadeguata.
In primo luogo ogni attività comporta sempre qualche margine di rischio e imprevedibilità. A questo ‘inconveniente' non si sottraggono neppure gli alimenti convenzionali o "biologici", che possono contenere abbandonati residui di pesticidi, muffe e tossine. Non è un caso che non siano i sostenitori delle nuove tecniche di transgenesi a spacciare come dimostrata e assoluta l'innocuità degli alimenti contenenti ogm: essi sono infatti consapevoli della impossibilità di garantire un "rischio 0" a proposito delle cose (tutte le cose) di questo mondo. Sono piuttosto i detrattori delle nuove biotecnologie a pretendere per gli alimenti GM uno standard di sicurezza che non viene mai richiesto per nessun prodotto agroalimentare ottenuto con tecniche convenzionali, né per molte e familiari pratiche della vita quotidiana (dal salire in automobile all'usare i cellulari).
In secondo luogo l'argomento del rischio e della non completa controllabilità di certi interventi può avere due diversi sbocchi. Il primo è di incoraggiare la ricerca e la sperimentazione delle nuove tecniche e dei nuovi prodotti in modo da rafforzare le capacità di controllo e ridurre così il margine di rischio e di incertezza; il secondo è abbandonare il campo enfatizzando i rischi. Mentre il primo atteggiamento è da favorire, il secondo è del tutto irrazionale. Non è molto diverso da quello di chi, avendo constatato che a volte gli aerei precipitano, suggerisse di chiudere gli aeroporti e tornare alle carrozze.
Le due risposte sinora date alla domanda da cui siamo partiti sono dunque insoddisfacenti. La prima è "truccata", la seconda rinunciataria.
Un confronto senza pregiudizi sugli OGM potrà forse decollare quando si comincerà a tenere conto che le nostre responsabilità si esercitano non solo agendo in certi modi, ma anche omettendo di agire. Omettere di usare le nuove biotecnologie agroalimentari è, a nostro parere, una scelta poco prudente. Significa mancare di utilizzare le nuove opportunità offerte dalla rivoluzione biotecnologica in corso; confinare il nostro Paese nella retroguardia della ricerca scientifica e tecnologica, condannato a inseguire con affanno successi (e decisioni…) altrui.
Amedeo Alpi
(Ordinario di Fisiologia Vegetale, Facoltà di Agraria, Università degli Studi di Pisa)
Sergio Bartolommei
(Docente di Bioetica e di Etica Ambientale, Facoltà di Lettere e Filosofia e Facoltà di Agraria, Università degli Studi di Pisa)