Il tetto del cinque per mille per il 2009 aumenta di 280 milioni di euro e da 100 milioni passa a 380 milioni. Viene inoltre previsto un ulteriore finanziamento di 500mila euro per "consentire un'efficace e tempestiva gestione del processo finalizzato alla erogazione da parte del Ministero della solidarietà sociale dei contributi del cinque per mille relativi agli anni finanziari 2006 e 2007".
Si è, cioè, garantita la copertura finanziaria a uno strumento utilissimo e innovativo che però troppo spesso in passato ha scontato il peccato di omissione di chi lo ha annunciato ma che non si è preoccupato di verificare come investirci risorse, di come trovare una idonea e sostenibile copertura con le risorse dello Stato.
La copertura di due annualità del cinque per mille è stata trovata per importi in grado di garantire la soddisfazione di tutte le richieste che le Agenzie delle Entrate hanno ricevuto e dichiarato ammissibili. Per questo il risultato, soprattutto in tempi di contenimento della spesa, non è di poco conto e vuole rimarcare la volontà di Governo e Parlamento di stabilizzare una misura che garantisce la sussidiarietà, contribuisce alla crescita del Terzo Settore e valorizza l'autonomia e la libertà del contribuente.
Sappiamo che si tratta di una misura molto popolare. Lo dimostrano i risultati del sondaggio condotto dal vostro giornale, lo confermano i dati dell'Agenzia delle Entrate, lo sottolineano i risultati dell'indagine conoscitiva delle ACLI che mette in evidenza come il 79,1% dei soggetti intervistati che ha devoluto il 5 per mille nel 2007 lo aveva già fatto nel 2006 e il 98,4% di chi ha devoluto il cinque per mille quest'anno intende rinnovare la scelta anche nella prossima stagione fiscale.
Si tratta però di un meccanismo che va perfezionato perché la sostenibilità finanziaria sul lungo periodo del cinque per mille dipende dalla capacità di mettere a regime le regole e le procedure per la assegnazione e l'erogazione delle risorse. Si deve infatti evitare per il futuro le attuali distorsioni e superare una situazione per cui debba essere ogni anno la legge finanziaria a stabilire le modalità di accesso ai benefici.
Abbiamo fatto un passo importante in questa direzione quest'anno, fissando con il lavoro della Commissione Bilancio della Camera il principio della rendicontazione delle somme. La rendicontazione rafforza la libertà e la capacità di scelta del contribuente perché, attraverso informazioni sull'utilizzo del cinque per mille da parte dei beneficiari, il cittadino può selezionare a chi dare le risorse anche sulla base di informazioni di ritorno sull'uso che di queste si fa. Ma la rendicontazione serve anche allo Stato e al Terzo settore per impostare un sistema di sussidiarietà che premi gli operatori di qualità e rafforzi il legame di fiducia tra pubblico e privato che alla base di un sistema che funziona ed in cui ci si dividono compiti e risorse per far crescere il volontariato, la ricerca, lo sport, il sociale.
Si tratta di una via obbligata, che richiede nelle sedi opportune un approfondimento organico, perché se è vero che "consideriamo la sussidiarietà il baricentro di un sistema istituzionale ed efficiente", come ebbe a dire il Sottosegretario Letta al vostro giornale, è anche vero che la sussidiarietà, quando utilizza risorse dei cittadini di cui lo Stato si fa garante, deve essere sempre gestita in modo efficace, valorizzando appieno la libertà di scelta del contribuente, ma pure efficiente. Vale a dire evitando una eccessiva polverizzazione delle assegnazioni che non beneficiano sostanzialmente nessuno (le Agenzie delle Entrate hanno registrato assegnazioni anche di 2,52 euro) e producono costi di gestione superiori all'utilità effettivamente prodotta.
*Presidente Commissione Bilancio alla Camera