Dove finisce l'attività ordinaria, e dove comincia a essere indispensabile un decisore politico nel pieno dei suoi poteri?
Nelle amministrazioni locali la domanda non è un esercizio ozioso di diritto costituzionale, ma un quesito vitale. Perché il Governo è crollato mentre 29 provvedimenti attuativi della Finanziaria sono ai nastri di partenza, e i Comuni aspettano risposte cruciali anche su temi esterni ai confini della manovra di bilancio.
Uno su tutti: i tagli-ombra ai trasferimenti introdotti dal collegato fiscale del 2007, e ingigantiti dalla Finanziaria 2008, che agli enti locali chiedono 2,8 miliardi in tre anni (si veda Il Sole-24 Ore del 21 gennaio). La stretta ai trasferimenti avrebbe dovuto compensare un extragettito (sull'Ici dei fabbricati rurali) e dei risparmi (sui costi della politica) che in gran parte non arriveranno mai ai bilanci degli enti, e la strada obbligata per sbloccare l'empasse passava da una decisione dell'Economia con cui stanziare le risorse a copertura del «buco»: un'ipotesi remota già nelle scorse settimane (il taglio-ombra concorre a far rispettare all'Italia i parametri di Maastricht), che diventa impraticabile senza un Governo nel pieno delle sue funzioni.
E il problema rischia di ripresentarsi, anche se con proporzioni diverse, sulle compensazioni per lo sconto statale sull'Ici introdotto dalla Finanziaria 2008. Entro fine febbraio l'Economia deve definire le modalità con cui i Comuni certificano l'effettiva perdita di gettito, mentre Via XX Settembre ha tempo fino a giugno per accordarsi con il Viminale, gli Affari regionali e la Conferenza Stato-Città e stabilire la disciplina dei conguagli.
Ma oltre ai rapporti finanziari con i sindaci, l'Economia è chiamata a un super-lavoro su molti temi che nel vuoto di Governo incontrano più di un interrogativo. Entro marzo, per esempio, il ministero dovrebbe individuare con decreto i casi e le modalità per aprire ai Comuni i dati dell'anagrafe tributaria, e mettere un altro (parziale) tassello all'integrazione tra Fisco ed enti locali che già ha visto allungarsi a dismisura i tempi di attuazione dopo il precedente cambio di maggioranza. Il primo passo, sulla compartecipazione dei Comuni alla lotta all'evasione, era stato abbozzato da Giulio Tremonti nel collegato fiscale alla Finanziaria 2006, ma il provvedimento attuativo è arrivato solo a fine 2007.
In cantiere, ma forse con maggiori chance di arrivare in fondo, c'è anche la partita del controllo sugli strumenti finanziari sottoscritti dagli enti locali. Tocca sempre l'Economia, sentite Consob e Bankitalia, elencare le informazioni che i contratti devono contenere per rispondere ai requisiti di trasparenza fissati dalla Finanziaria 2008, ed è da formalizzare anche la nota che gli enti devono allegare al bilancio per indicare gli oneri creati dagli swap. Il compito, naturalmente, tocca all'amministrazione, ma entrambi i documenti vanno riempiti di contenuti per rendere il controllo davvero sostanziale.
Non dovrebbero subire ritardi, invece, la circolare della Ragioneria generale sul Patto di stabilità e il chiarimento sull'applicazione delle sanzioni per chi non ha rispettato i vincoli nel 2007. Mentre il naufragio del Governo rischia di spedire definitivamente in soffitta l'Unità di monitoraggio sulla qualità dell'azione amministrativa, fortemente voluta dall'ex ministro Lanzillotta nella Finanziaria 2007, ma non ancora decollata.
gianni.trovati@ilsole24ore.com