Macchina per scrivere in soffitta. All'esame per aspiranti giornalisti debutta il computer. Ricalcando l'unanimità della Camera anche la commissione Affari costituzionali del Senato ha approvato ieri, in via definitiva, il disegno di legge che consentirà l'uso del Pc all'esame di abilitazione per la professione di giornalista. Si attende solo la pubblicazione in «Gazzetta» per il testo che modifica l'articolo 32 della legge 69/1963 istitutiva dell'Ordine dei giornalisti.
In realtà non si tratta di un addio definitivo. Nell'unico articolo del provvedimento è, infatti, scritto che «per lo svolgimento della prova scritta è consentito l'uso di elaboratori elettronici (personal computer) cui sarà inibito l'accesso alla memoria secondo le modalità tecniche indicate dal Consiglio nazionale dell'Ordine dei giornalisti, sentito il ministero della Giustizia». Vale a dire, spiega il sottosegretario alla Giustizia, Luigi Scotti, che «chi dovrà affrontare l'esame potrà portarsi o il computer o la macchina da scrivere, o comporre l'elaborato a penna». Scotti ha poi fatto osservare un'anomalia nel testo: «Di solito è il ministero che decide le modalità di un esame, sentito l'Ordine. Qui si è deciso il contrario. Ma i tempi erano stretti e il testo è rimasto così».
L'introduzione del Pc per lo svolgimento dei compiti era da anni al centro di discussioni. Il problema principale? Impedire che dalla videoscrittura si andasse direttamente ad attingere all'hard disk per copiare contenuti. Spetterà al regolamento del ministero della Giustizia decidere le modalità tecniche per impedire escamotage di copiatura con dischetti, pen drive o da file inseriti. E dovrà anche stabilire poi se un certo numero di computer dovrà essere messo a disposizione dei candidati.
«È stato cancellato un anacronismo surreale», ha dichiarato il presidente della commissione Giustizia della Camera e autore della proposta di legge, Pino Pisicchio (Idv). Il relatore al Senato, Learco Saporito (An), spera invece che il regolamento sia adottato in tempo per la prossima sessione d'esami. Molto cauto, però, Scotti: «Speriamo di farcela» si è limitato a dire.