La corruzione divora in Italia 50 miliardi all'anno. È la stima di Transparency international Italia tratta dalle recenti analisi della Banca mondiale, secondo la quale ogni anno nel mondo viene pagato in "mazzette" un trilione di dollari senza tener conto delle malversazioni su fondi pubblici e accaparramento illecito di risorse pubbliche.
Al valore stimato per l'Italia bisogna aggiungere anche la percezione che i mercati internazionali hanno del fenomeno. «Le società internazionali di rating – dichiara Maria Teresa Brassiolo, presidente di Transparency international Italia, organizzazione non governativa e no profit – valutano il rischio-Paese e quindi il costo del debito anche con il grado di percezione della corruzione. Ne viene penalizzato l'onere del nostro debito ora a circa il 105% del Pil. Basti pensare che un aggravio di un quarto di percentuale sul tasso d'interesse comporta oneri di circa 4 miliardi».
A pochi giorni dall'anniversario di Mani Pulite (il 17 febbraio 1992 fu arrestato Mario Chiesa) la corruzione nelle amministrazioni pubbliche e nella politica torna a essere al centro del dibattito. La cronaca, ogni giorno, racconta arresti, indagini e avvisi di garanzia che raggiungono funzionari, dirigenti, onorevoli, consiglieri, assessori e presidenti di Regione.
Una cronaca che batte proprio dove la corruzione duole. Secondo l'analisi dal 1° gennaio 2006 al 20 novembre 2007 dell'Alto commissariato anticorruzione infatti, i dipendenti denunciati dalla Guardia di finanza per reati o illeciti amministrativi contro la Pa sono stati 6.752 di cui il 26% in Calabria, il 13% in Sicilia e l'11% in Lombardia. Agli ultimi posti Valle d'Aosta e Molise. Una denuncia su due è riconducibile al settore della sanità, poi appalti e contabilità. Sorprende quell'1% relativo ai reati addebitabili ai dipendenti del Fisco, anche alla luce dell'arresto dell'ispettore dell'ufficio entrate di Milano colto con le mani nel sacco in pieno centro venerdì scorso mentre intascava una tangente di 120mila euro.
Oltre la cronaca c'è l'analisi impietosa della Corte dei conti durante l'inaugurazione dell'anno giudiziario il 4 febbraio e quella dell'Alto commissariato che a dicembre 2007 ha diffuso un approfondito rapporto.
L'alto commissario Achille Serra scrive che il sistema della corruzione «esce danneggiato ma non scardinato dalle inchieste giudiziarie degli anni Novanta. Secondo alcuni, dopo il primo momento, il sistema ha avuto la forza di reagire e riorganizzarsi secondo tecniche e modelli più sofisticati e difficili da scoprire. Chiusa la stagione di Mani pulite non si è proceduto alle necessarie riforme strutturali che agendo sulla prevenzione avrebbero potuto arginare il fenomeno, intervenendo sulle opportunità di corruzione».
Un'analisi cruda che apparentemente stride con la realtà dei dati che per le quattro principali tipologie di reati – abuso d'ufficio, peculato, concussione e corruzione – registrano una diminuzione costante a partire dal 1996 tanto per le sentenze quanto per le persone denunciate.
Lo stesso Serra nella sua relazione scrive che la lettura del fenomeno è molto complessa ma a spingersi un passo più in là è il procuratore generale della Corte dei conti, Furio Pasqualucci, secondo il quale «la corruzione nella pubblica amministrazione non sta diminuendo. L'analisi dell'Alto commissariato si basa su dati del ministero della Giustizia ma la sorpresa resta».
Il decremento di reati e denunce rischia di far scivolare su un terreno insidioso. «Teniamo conto – spiega Brassiolo – che i sindacati in questi anni non hanno svolto quella funzione di vigilanza sui dipendenti che, per fare un paragone, sta svolgendo ora Confindustria Sicilia nei confronti delle imprese che non denunciano il pizzo».
Lettura dura che - leggendo i dati sui reati di natura economica dell'Alto commissariato – trova in controluce più di una conferma. Salta agli occhi il dato relativo ai delitti di indebita percezione di erogazioni a danno dello Stato e di truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche, che nel 2006 (ultimo anno utile) hanno registrato sul 2005 un incremento, rispettivamente, del 40% e del 200 per cento. Reati – questo la relazione non lo dice ma lo dicono le cronache, le inchieste e le indagini – che difficilmente sarebbero perpetrabili senza la partecipazione attiva di funzionari e dirigenti corrotti o corruttibili.