ILSOLE24ORE.COM > Notizie Finanza e Mercati ARCHIVIO

Bilanci «locali» con tanta energia

di Antonella Olivieri

commenti - |  Condividi su: Facebook Twitter|vota su OKNOtizie|Stampa l'articoloInvia l'articolo|DiminuisciIngrandisci
6 marzo 2008

Che succederebbe se, per uno strano sortilegio, l'energia sparisse dai bilanci comunali? I conti delle amministrazioni locali, nella loro veste virtuale di holding di partecipazioni nei servizi, si avvicinerebbero a quelli di Napoli dove sono Enel ed Eni con Napoletana Gas a farla da padrone in questo settore. Milano, Brescia, Torino, Bologna ne uscirebbero radicalmente ridimensionate nel fatturato e nei risultati consolidati. Roma addirittura sprofonderebbe in rosso più del capoluogo partenopeo.
Senza Acea, che è una multiutility attiva anche nel settore idrico, il bilancio "industriale" della Capitale passerebbe infatti da un attivo di 16 milioni a un passivo di 132 milioni, quasi interamente imputabile alle perdite dell'Atac, l'azienda di trasporto pubblico locale. Napoli, con tre sole aziende partecipate in utile (Arin, Metronapoli e Mostra d'Oltremare) e sei in rosso cronico (trasporti locali, terme d'Agnano, servizi ambientali e l'immobiliare per la conversione delle aree dismesse di Bagnoli), perde invece "solo" 70 milioni, anche se, in termini relativi, rispetto al fatturato complessivo il confronto resta sfavorevole.
Il giro d'affari di Milano precipiterebbe da 8,5 miliardi a 2 miliardi, l'utile crollerebbe da 339 a 37 milioni e la redditività che oggi si misura nel 4% del fatturato si dimezzerebbe all'1,9%. Brescia finirebbe classificata tra le pmi, con ricavi che, provenendo solo dal trasporto pubblico e dalla Centrale del latte, si schianterebbero a 85 milioni rispetto ai 2 miliardi attuali. Bologna, semplicemente eliminando il 15% detenuto in Hera, vedrebbe evaporare gli utili che da 2 miliardi scenderebbero a 16 milioni. Un po' meglio se la caverebbe Torino, ma solo sul fronte del fatturato che passerebbe da 2 miliardi a 796 milioni, perché i profitti sarebbero letteralmente decimati (da 20 a 2 milioni).
I servizi aeroportuali, laddove non siano già privati, non sarebbero sufficienti a colmare il vuoto lasciato dalle utility. Nemmeno nel caso della Sea, che gestisce gli aeroporti milanesi di Linate e Malpensa, anche se nel 2006 il gruppo, con la cedola straordinaria, è stato il più generoso erogatore di dividendi: 194 milioni sui 248 totali incassati dal Comune di Milano sono arrivati da lì. La Sea ha contribuito per un decimo agli utili "industriali" dell'amministrazione meneghina, ma la redditività andrebbe ancora registrata. Nel 2006, prima che esplodesse il caso Alitalia (destinato a lasciare pesantemente il segno), il margine operativo netto arrivava al 13,1% dei ricavi, l'utile netto al 5,4%. Ma la Sagat, partecipata al 38% da Torino, vantava parametri doppi, con un rapporto mon/fatturato del 20,9% e una redditività netta dell'11,5%. Quasi a livello degli Aeroporti di Roma, società privata, che non teme confronti sulla marginalità operativa netta, pari nel 2006 al 25,7 per cento.

RISULTATI
0
0 VOTI
Stampa l'articoloInvia l'articolo | DiminuisciIngrandisci Condividi su: Facebook FacebookTwitter Twitter|Vota su OkNotizie OKNOtizie|Altri YahooLinkedInWikio
L'informazione del Sole 24 Ore sul tuo cellulare
Abbonati a
Inserisci qui il tuo numero
   
L'informazione del Sole 24 Ore nella tua e-mail
Inscriviti alla NEWSLETTER   
Effettua il login o avvia la registrazione.