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La critica delle imprese: sanzioni indiscriminate

di Nicoletta Picchio

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6 marzo 2008

Troppa demagogia, troppa sproporzione tra sanzioni e mancanze. Questo il motivo del no del mondo imprenditoriale al testo del Governo sulla sicurezza. Prima dell'incontro finale di ieri pomeriggio a Palazzo Chigi, che ha anticipato il Consiglio dei ministri convocato oggi per varare la riforma, Alberto Bombassei, vicepresidente di Confindustria, ha voluto precisare con una nota la posizione di viale dell'Astronomia: «Sono indignato. La tragedia delle morti sul lavoro non può creare contrapposizioni e divisioni. Nessuno è contrario a questo provvedimento, sono state proprio le imprese a invocare un Testo Unico per dare maggiori certezze ai datori di lavoro e ai lavoratori. Ma non vogliamo che gli eventi drammatici di questi giorni vengano strumentalizzati».
Nessuna contestazione – spiega Bombassei – sul fatto che le aziende non in regola debbano essere sanzionate. Ma ci deve essere un rapporto tra inadempienza e punizione: «Riteniamo corretto che l'imprenditore venga punito con la pena massima dell'arresto se omette di procedere alla valutazione dei rischi, ma è ingiustificato l'arresto se ha scritto il documento di valutazione in maniera incompleta». Nel testo, aggiunge Bombassei, «non solo sono stati quadriplicati gli importi, ma non si distingue tra mancanze meramente formali e mancanze che invece possono creare reali situazioni di pericolo per i lavoratori». Un meccanismo di sanzioni che punisce indiscriminatamente tutti i comportamenti dell'impresa, secondo Bombassei, ha l'effetto di mettere in difficoltà le imprese serie e rischia di far aumentare l'economia sommersa, che è all'origine degli infortuni.
Il vicepresidente ha poi contestato il fatto di aver ricevuto il testo definitivo solo nelle ultime ore: «Non è possibile valutare con serietà 300 articoli e confrontarli con le norme vigenti, le direttive europee, le norme da abrogare e quelle abrogate. Non faremmo un buon servizio né alle imprese, né ai lavoratori, e quindi al Paese, se dessimo un consenso superficiale al testo». In sintonia con Confindustria anche Confcommercio, Confesercenti e Confartigianato.
L'attuazione della delega prevista dalla legge 123, 12 titoli e più di 300 articoli, è stata quindi ancora ieri oggetto di scontro. Già prima dell'appuntamento con il Governo, fissato alle 18, le dichiarazioni dei politici della maggioranza non facevano presagire cambiamenti sostanziali. «L'impianto della delega prevede certamente una maggiore severità, ma non tale da giustificare l'allarme delle imprese», ha detto il ministro dello Sviluppo, Pierluigi Bersani, lasciando uno spiraglio a «qualche aggiustamento», ma niente di più. Ancora più duri il ministro della Solidarietà sociale, Paolo Ferrero, e il sottosegretario alla Salute, Giampaolo Patta: «L'indignazione l'abbiamo noi verso gli industriali. Stanno cercando di bloccare l'azione del Governo. Non si può conteggiare la sicurezza come un costo in più», ha detto Ferrero, mentre Patta, ancora prima dell'incontro, aveva detto no a modificare le sanzioni. Un sì alla delega è arrivato anche dal leader del Pd, Walter Veltroni.
Il presidente della Camera e candidato della Sinistra Arcobaleno, Fausto Bertinotti, ha definito «intollerabile» l'atteggiamento di Confindustria. «Non posso pensare – ha detto invece il candidato del Pd, Matteo Colaninno – che per risolvere un problema così drammatico si debbano dare delle sanzioni, pensando che al sistema imprenditoriale non interessi la situazione drammatica. Scaricare la responsabilità con delle sanzioni è mancare il bersaglio».

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