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Il progetto è sempre d'obbligo

di Silvio Rezzonico e Giovanni Tucci

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31 MARZO 2008

Il nuovo decreto sulla sicurezza degli impianti, che a una lettura superficiale può sembrare non radicalmente diverso dalle norme già in vigore, prevede alcune misure dagli effetti rivoluzionari.
Il primo passo è coprire una lacuna delle norme precedenti: la sicurezza degli impianti è estesa anche a quelli negli edifici commerciali e non solo in quelli residenziali. Vero è che le norme di sicurezza sul lavoro, (Dlgs 626/1994) tappavano in parte questo "buco", ma ora si è fatto ordine. Ma la novità più insidiosa (forse con effetto più dirompente di quella della regolarità ai rogiti, di cui parliamo in un altro articolo) è nascosta nei commi dal 3 al 5 dell'articolo 8.

La dichiarazione al fornitore
I nuovi allacciamenti di gas, energia elettrica, acqua, o le implementazioni degli stessi, diventano di fatto "provvisori". Entro 30 giorni dall'allacciamento o dal potenziamento, il cliente deve consegnare all'azienda distributrice dell'elettricità, del metano o dell'acqua, copia della dichiarazione di conformità dell'impianto o copia della dichiarazione di rispondenza sostitutiva. Decorso tale termine, il fornitore o il distributore, previo congruo avviso, sospende la fornitura.
È evidente che qui il decreto riprende, ampliandole a diversi altri impianti, le norme dettate dall'Autorità dell'energia elettrica e il gas con la delibera n. 40/2004, che si applicavano però solo agli impianti a metano. Con la differenza che la delibera, più volte modificata, si dilunga nel dettaglio a prevedere modalità, iter burocratici, modelli allegati, che qui mancano, nonostante che la norma sia formalmente operativa dal 27 marzo 2008.


Facile immaginare lo sconcerto che si provocherà nelle aziende distributrici (per esempio nell'Enel o nell'Aem, tanto per ricordare alcune sigle importanti), oltre che, naturalmente, nell'utenza. In fase transitoria, è inimmaginabile che non si ricorra a qualche compromesso, in attesa di vederci più chiaro.


Progetti sempre obbligatori
Di grande rilievo è anche il fatto che ora la progettazione viene prevista per ogni opera di "installazione, trasformazione e ampliamento" di tutti gli impianti, fosse solo quella di manutenzione straordinaria non soggetta a Dia, la denuncia di inizio attività. In precedenza il progetto era previsto solo per quelli più "importanti" (per esempio quelli elettrici oltre i 6 kw di potenza della caldaia, per le canne fumarie ramificate eccetera). Il che scatena prevedibili polemiche.
Il rischio è che possa costare più il progetto che l'intervento stesso con conseguente aumento di oneri e adempimenti burocratici per il cittadino senza alcun beneficio reale per la sicurezza. Insomma, per modificare un semplice citofono a videocitofono o per installare valvole termostatiche a un calorifero occorre probabilmente pagare più il progettista dell'installatore.In ogni caso, al momento della cessione dell'immobile, è possibile derogare anche alla consegna del progetto


Nuovi professionisti
Fonte di polemiche tra gli addetti al settore è il fatto che la possibilità di progettare gli impianti più "semplici" sia data ora non solo agli iscritti agli albi professionali, ma anche agli impiantisti con requisiti tecnici riconosciuti. Per i committenti ciò dovrebbe portare perlomeno a qualche limatura dei costi del progetto. O, almeno, c'è da sperarlo. Tuttavia per gli impianti più importanti l'intervento dell'iscritto all'albo resta necessario anche in caso di semplice manutenzione straordinaria (cosa che gli impiantisti contestano).
Resta da chiarire quali siano gli installatori qualificati al progetto. Quelli che hanno i nuovi requisiti professionali implementati, previsti dal nuovo decreto? Oppure ci si accontenta di quelli con i requisiti previsti dalla legge n. 46 del 1990? O, infine, anche quelli operativi prima del 1990, che talora non hanno terminato neanche le scuole elementari? Non è un mistero che esistono anche artigiani con esperienza "sul campo" superiore a quella di ingegneri e periti, che però non sono materialmente in grado di stendere come si deve un progetto, per semplici carenze formative.

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