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Prima casa, pagheranno solo tre su mille

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Lunedí 26 Maggio 2008

Via l'Ici dalle prime case, ma non per i "ricchi". Il ministro Tremonti ha, quindi, mantenuto la promessa di escludere dall'esenzione dell'Ici tutte le abitazioni principali (dove cioè abita il proprietario) appartenenti alle categorie catastali A/1 (signorili), A/8 (ville) e A/9 (palazzi e castelli).

Ma al bilancio dei Comuni queste categorie non portano quasi nulla. Perché si tratta di poco più di 70mila unità immobiliari abitative in tutta Italia su oltre 30 milioni, delle quali quelle adibite ad abitazione principale, in base alle medie nazionali, sono circa il 73 per cento. Cioè 52.473, lo 0,3% del totale delle abitazioni principali. Case da ricchi? Ricchissimi: il numero corrisponde quasi esattamente a quello dei contribuenti che hanno un reddito sopra i 200mila euro. Ma forse è solo una coincidenza..

Comunque sia, questa manciata di abitazioni non arriva a fornire 100 milioni di Ici all'anno. Il ministero dell'Economia parla di 300-400 milioni ma forse non tiene conto di alcuni fattori: che lo sconto di 104 euro spetta anche a queste e - soprattutto - che le A/9 pagano per legge come se fossero A/5 o A/4 (ultrapopolari o popolari), per agevolare i proprietari oberati dai vincoli.
Dove siano le case "di lusso", si sono scatenate le ipotesi: ma è inutile cercarle a Milano in via Spiga e a Roma in via Frattina e Condotti, perché lì si trovavano le residenze delle persone di servizio dei (pochissimi) palazzi nobili posti nelle vicinanze, a Milano in via Gesù, S. Andrea, S. Spirito (questi sì A/1 e A/9), e a Roma in Piazza di Spagna, a Trinità dei Monti e via Veneto.
Conclusione: in vie dove un metro quadrato costa 10mila euro, non ci sono A/1 e l'Ici non si paga. Inoltre, la categoria catastale non ha caratteristiche nazionali, ma un significato locale, per cui una casa A/2 (civile) di una grande città, generalmente dotata di due ingressi, due servizi e con superfici comprese fra 130 e 180 metri quadrati, se fosse collocata in una cittadina di provincia, verrebbe senz'altro censita nella categoria A/1.

Sorprende, poi, l'esame del numero di queste unità presenti nei maggiori capoluoghi di provincia, in quanto la città più dotata di case A/1 è Genova con 5.265 unità, seguita da Firenze con 3.969, Napoli con 3.866, Torino con 2.842, Roma con 2.156, per finire a Milano con appena 1.274 unità. Un'altra assurdità? Sì, ma un motivo c'è.
La spiegazione va cercata soprattutto nella consistenza media in vani per ogni unità in quanto, per le grandi città, è Milano che vanta le unità più grandi con 16,87 vani medi per ciascuna, pari a circa 350 metri quadrati, seguita da Roma con 11,35 (circa 220 metri quadrati), Torino con 9,86, (circa 200 metri quadrati), Genova con 9,43 (circa 190 metri quadrati), per finire con Napoli a con 8,81 (circa 170 metri quadrati).

A suo tempo, infatti, ogni ufficio provinciale ha attribuito la migliore categoria alle unità ritenute (allora, cioè 70 anni fa) le più lussuose, cioè semplicemente le più grandi; con consistenze inferiori a 200 metri quadrati quelle case, signorili a Genova, Napoli, Torino e Firenze sarebbero state censite, a Milano, nella categoria A/2.
Una logica, se si vuole chiamarla tale, che ormai non trova più alcuna giustificazione e che produce effetti aberranti, cui si sommano da sempre gli artifizi dei proprietari di case nuove nell'evitare che vengano classate come A/1. (Sa. Fo. e F. Gu.)

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