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Di Pietro: no al reato di immigrazione clandestina

di Nicoletta Cottone

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20 maggio 2008

Un contropacchetto sicurezza in 7 punti targato Italia dei valori che parte da un netto no all'introduzione del reato di immigrazione clandestina e a norme ad personam. Sì, invece, al Dna per identificare l'immigrato che non fornisce le sue generalità alle forze dell'ordine. «L'immigrazione clandestina – spiega il leader dell'Italia dei valori Antonio Di Pietro - non può essere un reato in sé, perché non solo produrrebbe la conseguenza di avere milioni di latitanti in giro, ma costerebbe allo Stato dai 45 ai 50 miliardi di euro». L'Idv è invece favorevole all'obbligo per il clandestino di fornire le sue generalità, con un eventuale ricorso all'esame del Dna in caso di diniego. Del resto, ha sottolineato l'ex pm nella conferenza stampa per illustrare le proposte dell'Idv sulla sicurezza, «in Italia ogni cittadino italiano è punito penalmente se rifiuta di dare le sue generalità». Nel pacchetto Di Pietro previste anche misure premiali per favorire il riconoscimento.

Disposizioni ad hoc, poi, per sostenere la buona immigrazione, da uno sponsor a uno specifico permesso di soggiorno per cercare un datore di lavoro, fino all'inasprimento delle sanzioni per lo sfruttamento del lavoro dei clandestini. Poi centri per l'identificazione amministrativa degli immigrati, introduzione del reato di mancata collaborazione all'identificazione, misure premio per favorire il riconoscimento, l'introduzione di uno sponsor per la ricerca di lavoro, blocco degli
ingressi con documenti falsi, deroghe alle quote massime per specifiche tipologie di lavoro, maggiori poteri per i sindaci.

Mano pesante, invece, per bloccare gli ingressi ottenuti con documenti falsi, contro chi organizza il traffico di esseri umani, lo sfruttamento di minori in attività criminali o nell'accattonaggio. Ai prefetti il potere di espulsione dei cittadini comunitari, sempre sulla base della normativa Ue.
Innalzamento delle pene per le violazioni al codice della circolazione stradale e per contrastare le morti bianche. Maggiore severità per le violenze sessuali consumate in famiglia e per i maltrattamenti fra le mura domestiche. No, poi, al patteggiamento in appello, limiti alla sospensione della pena, giudizio immediato per tutti gli imputati in stato di custodia cautelare. Accanto all'istituzione della banca dati del Dna si chiedono misure severe contro la criminalità organizzata, norme per accelerare il processo penale, la notifica all'indirizzo di posta elettronica certificata delle parti processuali.

Dall'ex pm arriva anche un no alla disposizione sul patteggiamento che le indiscrezioni danno nel pacchetto sicurezza, che concederebbe a chi è imputato per reati commessi prima del 31 dicembre di 2001 di chiedere la sospensione del dibattimento per due mesi in modo da valutare se accedere al patteggiamento. Una disposizione che il leader dell'Idv Antonio di Pietro definisce «inopportuna e fuorviante, che è al di fuori del pacchetto sicurezza che dovrebbe dare serenità ai cittadini». Se sarà nel pacchetto sicurezza "l'Idv denuncerá in tutte le sedi il tentativo di introdurre in provvedimenti che dovrebbero servire il Paese disposizioni che servono solo a qualcuno per sistemare situazioni personali. Comunque Di Pietro prima vuole leggere il pacchetto sicurezza, poi valuterà.

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