Correva l'anno 1883. Al Governo c'era per la quinta volta Agostino Depretis mentre alle Finanze, con interim al Tesoro, sedeva Agostino Magliani. Ebbene, già allora si parlava di un prestito statale per la (neo)capitale del Regno d'Italia. Con la legge 8 luglio 1883 n. 1489 (una delle oltre 3.500 che il ministro Calderoli ha deciso ora di tagliare) alla città di Roma veniva concessa la garanzia governativa per un prestito di 150 milioni di lire dell'epoca. Una normativa non solo longeva, dal momento che che per abrogarla ci sono voluti oltre 115 anni. Ma anche "pilota", viste le repliche che ha generato. Già nel 1904 quando la legge 337 è tornata a occuparsi della convenzione per il prestito. Tra interventi normativi utili a erogare provvidenze generiche, si è arrivati così al 1958 quando, con Adone Zoli alla guida di un monocolore Dc (più l'interim al Tesoro) e Giulio Andreotti ministro alle Finanze, la legge 21 marzo n. 258 ha disposto l'attribuzione alla Capitale di un contributo straordinario di 4 miliardi delle "vecchie" lire a valere sull'anno 1957. Fin qui le norme abrogate, tutto il resto è storia di oggi. (Eu.B.)