Il maggior gettito atteso già nel 2008 dalla stretta su banche e assicurazioni, e dagli interventi fiscali sugli extraprofitti delle società petrolifere concorrerà a contenere il deficit entro il 2,5% stimato dalla Ragioneria. Forse si potrà scendere al 2,4%, ma per questo occorrerà attendere almeno i dati aggiornati a settembre. Al momento, a beneficio dei conti di quest'anno si aggiungono circa 2 miliardi, mentre i nuovi incassi attesi dal complesso delle misure fiscali nel 2009 restano confermati in circa 4 miliardi. La manovra per l'anno prossimo, pari a 13,1 miliardi, è per gran parte diretta a ridurre il deficit all'1,8% del Pil, secondo la stima inserita nel Dpef.
«Gran parte delle misure fiscali contenute nella manovra triennale – ha spiegato il ministro dell'Economia, Giulio Tremonti nel corso della conferenza stampa di presentazione in Via XX Settembre –avrà effetto già da quest'anno.Serve a ridurre il deficit quanto più possibile.
Oggi siamo al 2,5%, speriamo di fare meglio». Non è una manovra correttiva in senso classico, dunque, ed è per necessità concentrata sulle entrate, poiché a metà dell'anno agire sul fronte della spesa è esercizio complesso, e l'impatto reale della correzione deve "valere" in realtà quasi il doppio in ragione d'anno. Per ora soccorrono i nuovi incassi tributari, mentre la scommessa vera sul fronte della spesa la si comincerà a giocare effettivamente nel 2009 con il «Piano triennale».
Il Dpef verrà presentato oggi alle Camere. Al momento la stima per il deficit 2008 viene mantenuta al 2,5%, per attestarsi all'1,8% nel 2009. La crescita è fissata allo 0,5%, quella del 2009 allo 0,9%, mentre per il debito la previsione per quest'anno è il 103,9% e del 102,6% nel 2009,con l'obiettivo di scendere al di sotto del 100% (97%) nel 2011. L'inflazione programmata per l'anno in corso si attesterà all'1,75% e all'1,5% dal 2009 al 2013.
La crescita è di poco superiore allo zero, ammettono il premier Silvio Berlusconi e lo stesso Tremonti nell'introduzione. Nel 2007 il deficit si è attestato all'1,9%, e dunque il target 2008 non appare comunque in linea come osserva la Commissione Europea in un passaggio della raccomandazione con cui ha chiuso la procedura per disavanzo eccessivo con la riduzione annua di almeno lo 0,5% del Pil prevista dagli accordi europei. «Abbiamo la consapevolezza che il rischio di bilancio è non solo dal lato della spesa, se non sottoposta a una rigida disciplina, ma anche dal lato delle entrate fiscali». Pesano le incertezze legate alla sentenza della Corte Costituzionale sull'Irap, attesa per settembre, e le «criticità sostanziali connesse all'andamento negativo dell'economia ». L'effetto del peggioramento del ciclo si rifletterà solo nei prossimi mesi sul gettito fiscale, ma già le previsioni che troveranno conferma tra breve nell'assestamento di bilancio evidenziano un calo delle entrate tra i 2 e i 3 miliardi rispetto alle ultime stime.
Il Dpef conferma il pareggio di bilancio al 2011, definito un «obiettivo-vincolo» assunto dal Governo in una logica di «responsabilità repubblicana ». L'importo della correzione complessiva che la «Relazione unificata» presentata in marzo dall'ex ministro Tommaso Padoa-Schioppa cifrava tra i 20 e i 30 miliardi è stato incrementato sulla base dei risultati della «due diligence» condotta dalla Ragioneria, per raggiungere quota 34,4 miliardi. Correzione che - ribadisce il Dpef- «deve essere operata soprattutto dal lato della riduzione della spesa pubblica».
Quanto alle misure fiscali portanti contenute nella bozza del decreto (il testo ufficiale non è ancora disponibile), si conferma l'eliminazione del regime fiscale di favore per le stock-option), e viene introdotto il principio, con rovesciamento dell'onere della prova, che gli italiani che risiedono in paradisi fiscali sono «fiscalmente italiani ». Confermata anche la stretta fiscale sulle cooperative, gli sconti per i capital gain reinvestiti, l'abolizione dell'elenco clienti-fornitori e delle norme sulla tracciabilità dei compensi varate dal governo Prodi.