Cerca di smorzare i toni, precisa che si tratta solo di una «simulazione», di un esempio ancora «grezzo». Però la cifra e il possibile metodo da seguire, non li nasconde affatto a deputati e senatori della bicamerale regionale. Il "modello" è quello lombardo-veneto. E il colpo è a effetto: utilizzando una media dei costi standard pro-capite di Lombardia e Veneto, corretti con i saldi di mobilità, col federalismo si risparmierebbero a regime 4,3 miliardi di spesa sanitaria. Perché solo seguendo i modelli «virtuosi» la Sanità può uscire dal baratro. E solo così, garantisce il ministro del Welfare, Maurizio Sacconi, il federalismo sarà vincente. Altrimenti sarà un fallimento in più. Ma non più sostenibile.
Federalismo e massima severità nei confronti delle Regioni in deficit perenne, insiste Sacconi, sono tutt'uno per il Governo. Vanno chiusi gli ospedali «marginali», che sono anche pericolosi. E chi sbaglia deve pagare, senza proroghe o «rimodulazioni» dei piani di rientro. Questa sarà da subito la falsariga per il Lazio: poi da metà ottobre per Campania, Sicilia, Molise e, se necessario, anche per la Liguria.
Ieri in Parlamento il ministro del Welfare ha affrontato di petto soprattutto la grana dei conti in rosso del Lazio, una partita che in queste ore sta diventando dirompente: non faremo alcuno «sconto», ha ribadito, sarebbe in gioco la credibilità del federalismo venturo e del rapporto con tutte le altre Regioni in regola. I conti del Lazio che peraltro Marrazzo ha ereditato dal centrodestra guidato da Francesco Storace non sono mai stati risanati, ha detto Sacconi. «Bene le parole del ministro», apprezza il presidente della bicamerale, il leghista Davide Caparini.
Bocciatura totale sul metodo per il federalismo, invece, da Fiorenza Bassoli (Pd). Un metodo, quello simulato da Sacconi sulla spesa standard di Lombardia e Veneto, che vedrebbe in attivo solo Lombardia, Marche e Sardegna. Tutte le altre, chi più chi meno, dovrebbero attingere, se lo meriteranno, a un Fondo di solidarietà. Il Lazio sarebbe in rosso per 1,7 miliardi, la Liguria per 441 milioni, la Campania per 323 milioni, lo stesso Veneto di 158 milioni, l'Emilia per 278 milioni e la Toscana per 313 milioni. Il pro-capite standard, sebbene corretto, dispiacerebbe assai alla «dorsale appenninica», e non solo.
Prime simulazioni, appunto. Si vedrà anche dagli sviluppi del Ddl sul federalismo fiscale, per il quale è stato deciso di rinviare alla prossima settimana la Conferenza unificata per il parere già prevista per domani: oggi i governatori si riuniranno e in serata vedranno Calderoli e Fitto. Giovedì. poi, nuovo vertice tra le Regioni.
Assai meno da simulare sembra esserci invece sul «caso Lazio». Domani dovrebbe esserci un incontro col presidente e commissario del Lazio, Piero Marrazzo. Sarà una verifica tecnica e politica, e all'orizzonte potrebbe spuntare un «sub commissario». Sempreché Marrazzo accetti questa eventualità. Soprattutto se il Governo non verserà alla Regione i 5 miliardi in sospeso all'Economia. «Abbiamo autonomia finanziaria fino al 30 settembre, poi c'è il rischio concreto che la sanità del Lazio si fermi», ha gettato l'allarme Marrazzo che da tempo ha fatto balenare l'ipotesi di una denuncia alla Corte di conti nei confronti del Governo per i costi del debito per interessi sopportato per far fronte alle mancate erogazioni governative. Ma Sacconi ha frenato: «Se non rispettassimo le indicazioni del tavolo tecnico, allora sì che potremmo rispondere di responsabilità contabile». Un altro fronte aperto.