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Lombardia bocciata sui phone center

di Alessandro Galimberti

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La legge regionale lombarda sui phone center è incostituzionale. La Consulta, con la sentenza 350/2008 depositata venerdì, ha dichiarato l'illegittimità di 3 articoli della legge 6/2006 che però, per la portata dei princìpi censurati, trascina con sé anche il resto della normativa.

La decisione della Corte arriva dopo l'unificazione di dieci ordinanze di remissione del Tar Lombardia, tutte incentrate sui fondamenti dell'intervento normativo che decimò i centri di telefonia in molti comuni della regione.
In particolare, secondo la Consulta, è illegittimo l'inquadramento dell'attività dei phone center nell'ambito della legislazione sul commercio (invece di quella di "comunicazione elettronica" riservata alla competenza dello Stato) da cui deriva un sistema generalizzato di autorizzazioni comunali per l'esercizio; inoltre, i tempi previsti per l'adeguamento dei gestori ai nuovi requisiti edilizi, urbanistici ed igienico-sanitari (1 anno dall'entrata in vigore della legge) e soprattutto la revoca in caso di mancata ottemperanza ai nuovi standard, colpiscono di fatto la libertà di iniziativa economica (art. 41 Costituzione).

A giudizio della Corte Costituzionale il settore delle comunicazioni elettroniche, a cui senza dubbio ineriscono i phone center, è regolato dal relativo Codice, in esecuzione della direttiva comunicataria del 2002; è quindi irricevibile la difesa della Lombardia dove sostiene che i centri svolgono una mera funzione da intermediari, limitandosi a mettere a disposizione del pubblico pc o telefoni, usufruendo a loro volta di forniture da terzi. E del resto anche la parassi amministrativa in vigore in Lombardia, con la denuncia di inizio attività all'ispettorato del ministero delle Comunciazioni, rivela il pacifico inquadramento dei phone center. Quanto alle limitazioni per ragioni di sicurezza, a cui implicitamente si rifaceva il legislatore lombardo, queste possono essere percorse solo dall'autorità statale e per motivi previsti nel Codice delle comunicazioni. Il decreto Pisanu del 2005 ne è la prova, legittima.

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