Ammonta a 2,6 miliardi di euro il danno generato in Italia nel 2007 dai moderni pirati dell'era digitale: software, libri, musica, film e serie tv le loro prede. In realtà il mancato incasso per le rispettive industrie è nettamente superiore, perché lo scambio online di file con i sistemi peer to peer, per esempio Emule, sfugge a ogni rilevazione.
Per quanto riguarda i supporti fisici (cd e dvd) sequestrati lo scorso anno, c'è stato il sorpasso dei film sulla musica, ma tra i contenuti più piratati software e videogiochi restano in vetta alla classifica. Secondo le stime fornite dal Servizio antipirateria della Siae, nel 2007 il danno per le case discografiche è stato di 261 milioni, erano circa 650 l'anno precedente, mentre per le major di Hollywood si è scesi ai 335 milioni del 2007 dai 600 di dodici mesi prima. In realtà, la flessione è solo apparente, perché ormai la diffusione illegale avviene su internet. Nel 2006 tra cd, dvd e giochi per la Playstation sono stati sequestrati 12,6 milioni di supporti, scesi a 3 nel 2007 e ad appena 319mila nel primo semestre di quest'anno. In altre parole: il web assomiglia a un grande self service dove tutte le opere sono a disposizione di tutti. «Anche i vu cumprà si lamentano che il loro lavoro è diminuito», afferma Vito Alfano, direttore dei servizi antipirateria della Siae.
Anche nel 2007 c'è stata una stangata per i produttori di software: in Italia le loro perdite, secondo i dati Bsa-Idc, causate dall'uso e duplicazione illegale dei programmi hanno raggiunto 1.150 milioni contro i 907 del 2006, con un tasso di illegalità pari al 49% del mercato italiano. «Ed è solo il danno economico diretto – sottolinea Antonio Romano, direttore generale di Idc Italia e regione iberica –. Tra chi copia solo il 10-15% lo fa perché non si può permettere l'acquisto della licenza».
Anche nell'industria dei videogame è un testa a testa: il danno provocato dal mercato illegale è di 556,5 milioni a fronte dei 557,6 incassati da quello legale.
«La sensazione è che il fenomeno stia peggiorando – sostiene Andrea Persegati, presidente dell'Aesvi, l'associazione italiana che raggruppa gli editori di videogiochi –. Bisogna perseguire i siti che fanno da "veicolo" degli scambi e quei rivenditori che modificano le console. Purtroppo però non c'è una formula che riduca la pirateria in maniera rapida. Nel lungo periodo lavoriamo per responsabilizzare gli utenti e poi nella repressione della pirateria».
Secondo Enzo Mazza, presidente della Fimi, la Federazione industria musicale italiana, lo scambio di brani pirata con i sistemi peer to peer si è stabilizzato, mentre è cresciuto il mercato legale online. «Auspico l'applicazione delle leggi in vigore, tra le migliori in Europa, ma scarsamente applicate anche se le forze dell'ordine sono molto attive. In Italia manca la certezza della sanzione». Mazza chiede un maggiore impegno degli internet provider, che «fanno finta di non sapere del problema e magari un domani potrebbero vendere dei contenuti».
Mentre il Tribunale del riesame di Bergamo ha riabilitato - lo scorso 25 settembre - il sito «The Pirate bay», oscurato ad agosto su istanza delle major, le industrie stringono la morsa intorno al peer to peer. A breve sarà convocato un tavolo di lavoro (vedi articolo sotto), a cui la Fapav (Federazione contro la lotta alla pirateria audiovisiva) ha chiesto l'appoggio del Governo. L'attacco è netto: «Capisco la prudenza dei provider – sostiene il presidente Fapav, Filippo Roviglioni – ma in altre nazioni, chiamati dallo Stato, hanno partecipato. Attendiamo preoccupati le motivazioni di Bergamo».
L'obiettivo è replicare l'esperienza francese, dove gli utenti che scaricano ricevono degli "avvertimenti". Secondo Roviglioni sarebbe un buon deterrente, mentre «oggi si prevarica qualsiasi controllo».
Per ora con Emule, uno dei sistemi di scambio più usati, si condividono musica e film, ma inizia a prendere piede la condivisione di libri e fumetti, le cui pagine sono digitalizzate con lo scanner. Il film blockbuster «Star wars: l'attacco dei cloni» in italiano, per esempio, ha 1.900 fonti (i pc che lo rendono disponibile online), mentre successi delle librerie come quelli di Camilleri o di Oriana Fallaci sono intorno ai 60-70, mentre Harry Potter supera le cento fonti. E gli audiolibri di Montalbano scalzano i rispettivi file di testo.
«Colpisce la concentrazione del danno, quasi tutto nel comparto formativo, didattico e documentale» spiega Angelo Guerini, presidente Aidro, che difende i diritti d'autore librari. L'associazione, in collaborazione con eBay, lotta anche contro la vendita illegale di testi fotocopiati.
Secondo gli editori «fotocopiatrice selvaggia» nel 1996 aveva provocato un danno di 200 milioni di euro, raddoppiato dopo una dozzina d'anni, mentre in Italia si recuperano solo 0,02 euro per abitante con il collecting, la raccolta dei proventi per fotocopie di opere protette dal diritto d'autore, contro una media della Ue a 15 di 0,668 cent.