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Regioni e Fisco: carriere facili

di Gianni Trovati

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17 novembre 2008

Una stretta di mano con i colleghi, una pacca sulla spalla, e una spinta allo stipendio. Negli uffici pubblici i gesti rituali delle promozioni si sono ripetuti negli ultimi tre anni un milione di volte. Anzi, a essere puntigliosi, in 1.047.801 occasioni, e quindi, al netto dei doppioni, hanno riguardato il 47% dei dipendenti, escludendo dal calcolo la scuola che, formato in larghissima parte da insegnanti, non è in pratica soggetta a queste misure. In un caso su quattro, la "progressione" è "verticale", cioè determina un vero passaggio di categoria, in genere dopo una selezione, mentre le più frequenti sono le "progressioni orizzontali", che cambiano la qualifica (e lo stipendio) senza varcare i confini dell'area di appartenenza. E in questi casi il passaggio attraverso un concorso è assai più eventuale.

Il fenomeno della promozione facile è endemico nel pubblico impiego, e concorre a spiegare perché le retribuzioni di fatto corrano più veloci rispetto a tutti i settori privati. Come ha rilevato recentemente Palazzo Vidoni, nel pubblico gli aumenti reali tra 2001 e 2007 hanno viaggiato a un ritmo del 3,9% l'anno, contro il 2,9% dell'industria e il 2,5% dei servizi. Insieme ai contratti decentrati degli enti locali, la spinta viene appunto dalla generosità del datore di lavoro. Che non ha rivali quando si guarda proprio il comparto Regioni-enti locali: in tre anni, le «progressioni» hanno sfiorato quota 484mila, cioè un numero pari al 93,8% dei dipendenti a tempo indeterminato. Livelli simili si incontrano solo fra le agenzie fiscali, che nel triennio 2005/2007 hanno promosso il 90,7% delle proprie forze in campo, mentre al terzo posto, piuttosto distanziata, si incontra la presidenza del consiglio. Nei tre anni rilevati dalla Ragioneria, Palazzo Chigi ha mosso in avanti 1.752 carriere, cioè il 64,7% dei 2.707 dipendenti. Che anche grazie a queste spinte riescono a superare i livelli retributivi medi mostrati dagli altri comparti.

Il diluvio delle promozioni è uno dei punti più critici su cui dovrebbe concentrarsi il giro di boa in cantiere in Parlamento (si veda l'articolo in basso). Almeno nelle intenzioni del ministro per la Pubblica amministrazione Renato Brunetta, gli interventi dovrebbero scardinare la logica della «bassa retribuzione con bassi controlli» che ha dominato il pubblico impiego italiano, e che nelle ondate di promozioni trova un corollario importante. Sulla carta, infatti, la progressione è uno strumento per premiare l'impegno, ma nei fatti si trasforma in un ricostituente per alzare stipendi considerati troppo bassi. Una stretta alle progressioni verticali è già arrivata nel 2007, soprattutto a causa dell'equiparazione normativa con le nuove assunzioni che ha chiuso i cordoni delle amministrazioni. Quel che si frena da una parte, però, sfugge dall'altra, e nello stesso anno le progressioni orizzontali sono aumentate del 55% attestandosi a quota 280.330.

Nel mirino del ministro Brunetta sono finite anche le stabilizzazioni, cioè l'ingresso in ruolo del personale precario che è cresciuto nelle pieghe dei blocchi alle assunzioni. Il collegato alla Finanziaria 2009 ha fissato la scadenza al 1° luglio 2009, e la Ragioneria ha fatto i conti dei precari che possono aspirare a salire sull'ultimo vagone del posto fisso: le rilevazioni di Via XX Settembre hanno incontrato 56.281 persone con contratti a tempo determinato o di collaborazione coordinata e continuativa, che in 11.676 casi vengono utilizzati per più di tre anni. Anche in questo caso a primeggiare sono le Regioni e gli enti locali, che da soli coprono il 57% di questi potenziali candidati all'ingresso in ruolo, seguiti dalla sanità (20%) e dall'Università (19%). Il possesso dei requisiti di legge non è però una garanzia per il posto, come mostrano le analisi sulle stabilizzazioni avvenute nel corso del 2007: che hanno interessato 10.982 persone (6.519 delle quali negli enti territoriali), cioè il 28% degli aspiranti. Anche in questo caso, come spesso avviene nel pubblico impiego, la strategia messa in campo dalle amministrazioni è il risultato del compromesso fra le esigenze di bilancio e le spinte sindacali, soprattutto a livello locale. Un braccio di ferro destinato a intensificarsi nei prossimi, ultimi, mesi di partita.

gianni.trovati@ilsole24ore.com

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