Una particolare attenzione sarà data alle piccole imprese. Saranno loro le principali destinatarie dell'emendamento al decreto anti-crisi che renderà più facile recuperare i crediti nei confronti della Pubblica amministrazione. Gianfranco Conte, presidente della Commissione Bilancio, conferma che il ritardo dei pagamenti degli uffici pubblici nei confronti del mondo imprenditoriale è una delle priorità che sarà affrontata alla ripresa dei lavori parlamentari. E che sarà nel pacchetto dei possibili emendamenti al decreto.
Ad annunciarlo, prima di Natale, sono stati i relatori, Massimo Corsaro e Maurizio Bernardo: le aziende potranno scontare presso le banche i crediti con la Pubblica amministrazione, incassando subito i soldi. «Dobbiamo ancora scrivere il testo, tenendo conto di alcuni paletti: non ci potrà essere un aumento del debito. E non possiamo imporre alle banche per legge di scontare i crediti», spiega Conte, sottolineando che, vista la massa di soldi che le imprese attendono dalla Pa, attorno ai 70 miliardi, bisognerà circoscrivere il campo dell'intervento.
L'emendamento, secondo Conte, si potrebbe rivolgere a quegli istituti di credito che faranno ricorso alla sottoscrizione di obbligazioni da parte dello Stato per patrimonializzarsi. In questo caso, tra gli impegni richiesti alle banche, non dovrebbe esserci solo quello di aumentare gli impieghi nei confronti delle aziende, ma anche di scontare le fatture dei crediti verso la Pa, con un particolare riguardo nei confronti delle piccole, che soffrono di più il credit crunch.
Il punto di partenza della riflessione è un emendamento già presentato da Laura Ravetto, Pdl, che prevede l'obbligo per le amministrazioni pubbliche di fornire entro 20 giorni dalla richiesta dei creditori una certificazione di esigibilità del credito. Non si potrà ricorrere, invece, secondo Conte, alla Cassa depositi e prestiti, per non peggiorare l'indebitamento pubblico. Certo, l'impatto dell'emendamento sarà limitato rispetto all'entità dei crediti delle imprese, tenuto contro che complessivamente l'intervento di patrimonializzazione pubblica si aggira sui 15-20 miliardi di euro. «Ma si consentirebbe comunque di mettere in circolo una massa di liquidità consistente, che sarebbe una importante boccata d'ossigeno per le aziende», continua il presidente della Commissione Bilancio.
L'emendamento che si sta studiando si aggiungerebbe all'altro articolo del decreto che prevede l'intervento della Sace, la società pubblica che assicura le operazioni delle aziende all'estero. «Per noi è core business», dice l'amministratore delegato, Alessandro Castellano che già si è messo la lavoro per rendere operativa la norma al più presto. «Il ministero dell'Economia – continua – sta preparando rapidamente i decreti attuativi, appena li avremo potremo fissare i criteri in base ai quali far fronte ai crediti delle aziende».