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Conti riformati solo a metà

di Gianni Trovati

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12 gennaio 2009

L'appuntamento con il primo invio dei bilanci tecnici è arrivato, ma è ancora in piena attività il grande cantiere delle riforme incaricate di mettere molte Casse professionali nelle condizioni di guardare con serenità al futuro.
La prospettiva del ckeck up sulla «sostenibilità lunga» dei conti ha acceso la spinta all'innovazione delle regole praticamente in tutti i recinti professionali, che hanno avviato un processo di revisione dei criteri spesso ancora in pieno svolgimento. Senza però rinunciare, in molti casi, all'ancoraggio a sistemi da tempo scomparsi dall'orizzonte della previdenza "generalista" con il meccanismo di calcolo retributivo, ancora in vigore, fra gli altri, per avvocati, ingegneri e architetti.
E promette di continuare a lungo, come capita ad esempio ai Consulenti del lavoro, che a fine giugno hanno varato un primo assaggio di riforma, oggi al vaglio dei ministeri vigilanti, ma hanno già dato mandato al cda della Cassa di studiare la riforma strutturale da presentare all'assemblea nel 2010.

Sulle scrivanie del ministero del Welfare è già arrivato invece l'intervento a tutto campo che ridisegna il futuro previdenziale di ingegneri e architetti. Il pacchetto di novità, frutto di un lavoro biennale concluso tra giugno e luglio dal comitato nazionale di Inarcassa, non manda in soffitta il principio retributivo, ma ne estende la base di calcolo (migliori 25 redditi degli ultimi 30, anziché migliori 20 degli ultimi 25) e per calcolare i requisiti minimi introduce il meccanismo delle somme fra età e anzianità retributiva, già in vigore per le pensioni Inps, fissando a regime l'asticella a quota 98 (la novità non tocca chi, all'entrata in vigore della riforma, ha 55 anni di età e 30 di contributi). Il traghettamento progressivo dal vecchio al nuovo sistema durerà cinque anni, e lo stesso ritmo sarà seguito dall'aumento dei contributi e dall'introduzione di soglie minime di reddito per consentire all'anno di anzianità di entrare nel calcolo della pensione.
Anche i geometri sono in attesa del responso sulle proposte di modifica approvate a fine maggio, che poggiano su due pilastri. Sul terreno tradizionale dei criteri di calcolo, infatti, la proposta prevede l'affacciarsi timido del metodo contributivo per le anzianità successive ai 40 anni, ma per garantirsi un futuro più stabile la cassa gioca anche un'altra carta: l'estensione a tutti gli iscritti all'Albo dell'obbligo di adesione, che oggi è indispensabile solo a chi svolge attività professionale (anche saltuaria). Un'estensione della platea, insomma, per alimentare un flusso maggiore dei contributi necessari a pagare le pensioni.

Un restyling più profondo è invece quello avviato dagli avvocati, che alla fine di un complesso lavoro di analisi fondato sul confronto fra tre soluzioni alternative, hanno scelto la via di un compromesso che innalza di un quinquennio le asticelle di anzianità e vecchiaia (da 30 a 35 anni la prima, da 65 a 70 la seconda) ma non abbandona la bussola sicura del sistema retributivo come criterio guida generale per il calcolo degli assegni.

Nessuna ristrutturazione alle porte, invece, per i dottori commercialisti e i ragionieri (unificati nell'albo ma ancora divisi nelle casse), che ritengono di aver sigillato il proprio futuro previdenziale con gli interventi messi in campo nel 2004. Su entrambi i versanti, la riscrittura delle regole è stata indirizzata dalla prospettiva dell'unificazione, e ha fatto convergere i due sistemi nel passaggio al sistema contributivo, con differenze contenute nei criteri per ottenere gli assegni di anzianità e vecchiaia. A tenere separate le due casse, però, non sono le differenze (superabili) nei requisiti, ma la diatriba continua sui fondamentali dei bilanci in cui le due parti continuano a mettere in dubbio la reciproca "convenienza" dell'operazione.

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