Il partito democratico boccia la manovra del governo varata ieri in Consiglio dei Ministri. E tutta l'opposizione, dall'Italia dei valori fino a Rifondazione xomunista, ne dà un giudizio negativo. «Più che una manovra, come annunciato con toni trionfali dal governo, è una manovrina - dice Tiziano Treu, senatore del Pd - i provvedimenti mancano di compattezza e di completezza».
Spiega Treu: «La detassazione degli utili, i contratti di solidarietà, le disposizioni sul pagamento dei crediti della pubblica amministrazione, peraltro parziali per l'esclusione del settore sanitario vanno nella direzione giusta, ma il decreto - sottolinea l'ex ministro del Lavoro - non ha il respiro sistemico necessario per combattere una crisi ancora grave per colpa dell'inadeguatezza delle misure prese fin ora». Una crisi che in mattinata l'ex premier Romano Prodi aveva definito «una crisona, reale, grande e forte», invitando a «lavorare insieme per uscirne».
Ancora più duro Sergio D'Antoni, responsabile Mezzogiorno dei democratici e vicepresidente della commissione Finanze della Camera: «La detassazione degli utili di azienda è una misura iniqua e antimeridionale - afferma - che avvantaggia le realtà industriali già consolidate e ad alto tasso di produttività, a scapito delle piccole e medie aziende e delle imprese che operano nelle aree più deboli del paese».
Secondo D'Antoni si tratta «dell'ennesimo scippo ai danni di quegli imprenditori che operano in condizioni disagiate sia sotto il profilo del credito che delle infrastrutture». La strada maestra, aggiunge, «è invece quella indicata dal credito d'imposta, smantellato dal ministro dell'Economia Giulio Tremonti per lasciar spazio a una politica economica ormai palesemente leghista».
Decisamente critica anche l'Idv. Il vicecapogruppo dei dipietristi alla Camera, Antonio Borghesi, sostiene senza mezzi termini che «il decreto anti crisi varato dall'Esecutivo è l'ennesima misura tampone. Mancano completamente le misure strutturali nel momento in cui il nostro Paese - spiega il deputato dell'Italia dei valori - sta attraversando un momento di profonda recessione economica».
Paolo Ferrero, segretario del Prc, afferma che «esaminando punto per punto il decreto anti crisi varato oggi dal governo, è evidente come alle parole non corrispondano i fatti». In particolare, l'aumento del 20% degli assegni legati ai contratti di solidarietà e il prolungamento per due anni dei progetti di formazione e riqualificazione per i lavoratori in cassa integrazione sono la «minima parte di una manovrina che prevede misure per 2 miliardi». Al contrario, sostiene Ferrero, «non c'è nemmeno un euro per tutti gli altri cassintegrati, non c'è nulla per chi non ha la cassa integrazione, né tantomeno c'è nulla per tutti i disoccupati». Sulla stessa linea Pino Sgobio, responsabile Mezzogiorno del Partito dei comunisti italiani: «Il governo ha partorito un topolino. La crisi devastante che attraversa il paese e che ha ricadute pesantissime sulla vita quotidiana di milioni di famiglie - è la tesi di Sgobio - meriterebbe ben altre e ben più sostanziose misure rispetto a quelle adottate». (R. R.)
