Dopo le reiterate critiche agli istituti di credito e ai banchieri dei giorni scorsi («la strategia di uscita dalla crisi deve essere disegnata dai politici, non certo dalle banche e dai banchieri»), ora è tempo della mano tesa, «per un nuovo inizio, perché abbiamo una comune responsabilità per il Paese». Usa tona concilianti, il ministro dell'Economia, Giulio Tremonti parlando all'assemblea dell'Abi. Intervento anticipato rispetto alla scaletta iniziale.
Subito dopo, il ministro vola all'Aquila per rilanciare l'idea forte della presidenza italiana del G-8, quella della definizione di nuove regole per far fronte alla crisi, il «Global legal standard». All'assemblea dei delegati dell'associazione bancaria italiana, Tremonti consegna una proposta che riceve immediato apprezzamento: un avviso comune da realizzare prima di agosto per una moratoria sulle scadenze più pressanti per il credito alle imprese. Un'iniziativa comune, su base volontaria – la definisce il ministro – «che può prendere anche la forma di un rafforzamento da definire sul patrimonio netto delle imprese». A fronte di tale avviso, «e sul presupposto della verificata operatività», il governo si impegna ad alleggerire il regime fiscale sulla deducibilità delle perdite dei crediti vantati dalle banche.
È un'apertura di un certo peso, che punta ad affrontare di petto il nodo cruciale del credit crunch, passaggio decisivo per cominciare a intravedere la fine del tunnel. Se la crisi origina in buona parte da una crisi di liquidità, occorre fare un passo in più e lanciare un segnale concertato. Da un lato, dunque, liberare le imprese dalla "morsa" delle scadenze imposte dalle banche, dall'altro rendere meno opprimente per gli istituti di credito il peso del fisco sulle sofferenze. Il veicolo normativo potrebbe essere il decreto anticrisi appena giunto alla Camera, che peraltro incrementa dallo 0,30 a 0,50% l'importo annuo deducibile. Il governo – aggiunge Tremonti – lavorerà d'intesa con gli altri paesi europei per rivedere i principi contabili, Basilea 2 e Ias 39.
Per il presidente dell'Abi, Corrado Faissola, la proposta è da condividere: «Ora deve essere approfondita e riempita di contenuti. Dopo il G-8 si avvierà una riflessione sul tema» e Corrado Passera, amministratore delegato di Intesa SanPaolo aggiunge: «Venerdì scorso l'abbiamo formalizzata insieme ai rappresentanti delle piccole e medie imprese. Fa piacere sentir parlare di voler finalmente lavorare insieme». Un invito a «fare presto» arriva anche dal presidente della Bnl, Luigi Abete. L'auspicio è che la proposta «possa andare avanti ed essere oggetto di attenzione nelle prossime settimane».
Tremonti torna sulla sua convinzione che al centro delle nuove regole globale debba esservi l'etica, in linea con l'invito che giunge dall'enciclica Caritas in veritate di Benedetto XVI. «Non possiamo entrare nel nuovo secolo con gli strumenti del vecchio. Se il mercato è globale, anche il diritto deve esserlo». Complesso resta il percorso verso la definizione di nuove regole globali, «quasi un'utopia» la definisce Tremonti, che certo non si conclude con il G-8 dell'Aquila, e sulla quale da gennaio in poi si è registrato «uno straordinario consenso crescente. È la prima volta che l'Italia non è fuori dai giochi nella costruzione di una tavola mundi dei diritti e dei principi a livello economico. «È in corso un lavoro con l'Ocse e con il cancelliere tedesco Angela Merkel».
Tremonti cita Roosevelt («a molte generazioni molto è dato, da molte generazioni molto è atteso») per sottolineare come l'attuale generazione abbia un «rendez vous collettivo», affrontare «insieme un pezzo del nostro destino».
In serata, commentando il via libera politico del G-8 alla definizione di uno standard di regole globali, Tremonti lo ha definito «un colpo di manovella, ma il lavoro deve proseguire. Ci vorrà ancora del tempo ed è giusto che sia così affinché tutti siano convinti». Intervenendo alla presentazione del libro di Enrico Letta, Costruire una cattedrale, ha qualificato come «eccessivamente radicale» e ispirato a un «antagonismo a priori» il giudizio dell'opposizione sull'operato del governo nel fronteggiare la crisi.