ILSOLE24ORE.COM > Notizie Norme e Tributi ARCHIVIO

Le lettere degli architetti

Pagina: 1 2 3 4 di 4 pagina successiva
commenti - |  Condividi su: Facebook Twitter|vota su OKNOtizie|Stampa l'articoloInvia l'articolo|DiminuisciIngrandisci
5 agosto 2009

Haig Uluhogian
Dovrei essere un architetto ormai affermato, dopo circa 40 anni di professione iniziata da giovanissimo. In realtà ogni volta è come iniziare da capo, in quanto le realizzazioni, le pubblicazioni non sono sufficienti a garantirti nuovi lavori contro le "scuderie" legate alle imprese. Spesso i mediocri che anno dopo anno hanno fatto quanto richiesto speculativamente dalle imprese con parcelle basse conquistano grandi lavori che generalmente sono appannaggio dei grandi gruppi e sempre gli stessi.
In Italia o alla mia età sei un'archistar o lentamente esci dal mercato. Ho confrontato il percorso professionalei di amici e compagni di studi stranieri e ho la conferma che l'Italia è il paese sbagliato per fare architettura. I concorsi sono generalmente già predestinati o se per fortuna li hai anche vinti molto spesso non vengono realizzati dalle pubbliche Amministrazioni.
Di questi tempi, poi, o sei con Forza Italia o sei regolarmente escluso dalla spartizioni che avvengono per le Opere pubbliche grandi e piccole. Non ne sfugge una dalla lottizzazione stretta. Nonostante tutto continueremo a fare architettura anche con piccoli lavori.
e-mail da Parma


Maria Claudia Clemente
Per una seria analisi della professione di architetto nel nostro paese non è necessario, nè forse utile, assumere posizioni ideologiche - politica vs mercato - bensì partire dalla constatazione della preoccupante assenza di una committenza pubblica seria, forte e capace di comprendere, perseguire e realizzare architetture di qualità. Una assenza non tanto economica quanto culturale.
La committenza pubblica è un pilastro fondamentale per la costruzione di una vera cultura del progetto, ovvero per una cultura non spettacolarizzata ma diffusa, non costituita solo da "monumenti" ma al contrario capace di seminare sul territorio piccoli e grandi interventi in grado di migliorare l'ambiente in cui viviamo ed insieme di innalzare la qualità desiderata e percepita da tutti i cittadini.
Il degrado in cui versa questo paese, degrado estetico e culturale, oltre che morale, potrà essere combattuto solo a partire da un alto livello di consapevolezza e serietà della committenza pubblica, una committenza il cui ruolo dovrebbe essere in primo luogo quello di istituire un sistema di valori ed obiettivi condivisi, alti ed ambiziosi, coerenti con la storia e con il ruolo che l'Italia ha avuto e ancora ha (per poco) nel mondo; un sistema di valori ed obiettivi capaci di definire scenari e strategie all'interno dei quali il mercato potrà senza dubbio svolgere il suo ruolo nel modo più adeguato.
e-mail


Mattia Darò
Perché i "giovani" ce l'hanno con i "vecchi"? Siamo sicuri che siano i vecchi a bloccare i giovani? Mi pare diffuso un atteggiamento per cui le giovani generazioni decidono che le precedenti (in particolar modo quelle del proprio paese) non hanno nulla da insegnare e non hanno lasciato eredità. Ma se i giovani non la vogliono questa eredità perché poi se ne lamentano?
Perché i "vecchi" dovrebbero dare opportunità ai giovani che sparlano di loro? Non si può chiedere di rinunciare ad una vita da architetto fatta di convinzioni acquisite con il tempo. mi pare un atteggiamento poco sincero e un po' opportunista.Insomma mi chiedo: non sarà forse che i giovani non hanno voglia, o forse si annoiano ad ascoltare i vecchi? E poi invece stravedono per vecchi esotici? Che i giovani decidano se quest'insegnamento italiano è interessante oppure è meglio quello francese.
La politica non muore mai (fortunatamente). È vero che il paese Italia ha attraversato un momento di grande espansione sul mercato internazionale (salutare ma non così democratica), ma pensare che la politica sia morta mi pare un suicidio. La politica è l'unica difesa per un vero lavoro di squadra, che interessi un paese e non solo uno studio professionale. Altrimenti c'è il vuoto.
e-mail da Roma


Marta Baretti
A proposito di concorsi, sondaggi e statistiche, io vorrei contribuire al dibattito aperto sul vostro giornale con alcuni dati rigorosamente personali, nella convinzione che rispecchino molto quelli di una generazione di architetti italiani di 40/45 anni che hanno investito gran parte della loro attività professionale e di ricerca nei concorsi. Io e Sara (la mia socia) dal 1998 ad oggi abbiamo partecipato a circa 25 concorsi nazionali ed internazionali.
Di questi: ne abbiamo vinti 6, siamo arrivate seconde in 4, terze in 1, abbiamo preso 3 menzioni, siamo state selezionate alla seconda fase in 4. Quindi su 25 concorsi a cui abbiamo partecipato in undici anni abbiamo ricevuto un premio o un riconoscimento in 18. Dei 6 concorsi vinti il progetto è stato realizzato da noi solo in un caso e solo in parte, trattandosi di un vasto quartiere residenziale che è stato poi modificato (in peggio) da un collega vicino all'amministrazione.
  CONTINUA ...»

5 agosto 2009
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Pagina: 1 2 3 4 di 4 pagina successiva
RISULTATI
0
0 VOTI
Stampa l'articoloInvia l'articolo | DiminuisciIngrandisci Condividi su: Facebook FacebookTwitter Twitter|Vota su OkNotizie OKNOtizie|Altri YahooLinkedInWikio


L'informazione del Sole 24 Ore sul tuo cellulare
Abbonati a
Inserisci qui il tuo numero
   
L'informazione del Sole 24 Ore nella tua e-mail
Inscriviti alla NEWSLETTER
Effettua il login o avvia la registrazione.
 
   
 
 
 

-UltimiSezione-

-
-
22 maggio 2010
21 maggio 2010
21 maggio 2010
20 maggio 2010
20 aprile 2010
 
Gli esperti del ministero rispondono a tutti i dubbi sugli incentivi
La liquidazione: rimborsi e debiti
I redditi da dichiarare
La salute e gli altri sconti
La famiglia e la casa
 
 
Cerca quotazione - Tempo Reale  
- Listino personale
- Portfolio
- Euribor
 
 
Oggi + Inviati + Visti + Votati
 

-Annunci-