Sostegni ai giovani commercialisti
All'inizio, anche i giovani commercialisti vivono una lunga gavetta: dopo aver aperto la partita Iva, è obbligatorio, entro sei mesi, iscriversi alla relativa Cassa. Per gli under 35 vi è un'agevolazione (che dura tre anni) per il versamento dei contributi previdenziali. Ho più di 35 anni e, sperando di regolarizzare presto la mia posizione con l'avvio dell'attività, ho difficoltà ad adempiere all'eventuale versamento dei contributi previdenziali. Per poter esercitare dovrei iniziare a indebitarmi per pagare il minimale. Ad altri più giovani di me solo anagraficamente e all'inizio della professione viene evitato: giustamente per permetter loro l'avvio dell'attività.
Lettera firmata
Spalle coperte dai genitori
Ho 29 anni e lavoro in banca da cinque. Mi sono laureato in economia a 23 anni e oggi sono referente di una piccola filiale in provincia di Modena. Il lavoro in banca mi ha permesso di uscire di casa e rendermi economicamente indipendente. Ho diversi amici commercialisti o avvocati e, nonostante alcuni abbiano superato i trent'anni, molti di loro vivono ancora a carico dei genitori. Leggendo i confronti generazionali fra professionisti che avete pubblicato, mi sono chiesto se chi è riuscito ad aprire uno studio l'abbia fatto con il sostegno di qualcuno (ad esempio, dei genitori). Credo che, se si parla di merito e spirito di iniziativa, molte di queste persone, senza l'aiuto dei genitori, probabilmente sarebbero ancora a fare il segretario in uno studio associato a 500-600 euro di "rimborso spese" mensili.
Lettera firmata
La scomoda verità degli studi
Mi chiedo come mai i giovani professionisti protagonisti dei confronti generazionali che sono apparsi su queste pagine non hanno avuto il coraggio di raccontare il vero motivo per cui si sono lanciati in nuovi studi. Forse perché, per anni, hanno fatto beneficenza lavorando senza percepire un euro, o al massimo, come lo definiscono i professionisti senior, hanno ottenuto un rimborso spese? Si può parlare di meritocrazia quando i genitori, fatti sacrifici per mandare un figlio all'università, si ritrovano a mantenerlo anche nel momento in cui entra nel mondo del lavoro? E devono sborsare il necessario per far aprire lo studio al proprio figlio. Queste sono scomode verità che purtroppo non emergono mai.
Elisa Carrie