«Quello che si impara a scuola non basta per saper insegnare, il tirocinio fornirà ai nuovi docenti competenze fondamentali per la professione». Emanuela Mercalli, maestra in una scuola primaria di Quarto Oggiaro, alla periferia nord di Milano, condivide la proposta del ministro dell'Istruzione, Mariastella Gelmini, di introdurre un anno di "tirocinio formativo attivo" nel percorso di preparazione dei futuri docenti, con l'obiettivo di avvicinarli alla professione attraverso una vera e propria esperienza sul campo.
«Nel mio primo anno di insegnamento - racconta la Mercalli, giunta al suo 27esimo anno di ruolo - mi sono sentita a volte inadeguata e ho fatto anche degli errori, perché mi hanno subito assegnato la prima classe, ma io non possedevo tutti gli strumenti necessari ad affrontare gli alunni». Mentre «il tirocinio - aggiunge - darà ai nuovi insegnanti l'opportunità di essere accompagnati verso l'insegnamento, perché è fondamentale imparare ad insegnare, apprendendo delle capacità che un docente appena uscito dalla scuola non ha». Competenze più che mai necessarie in un contesto problematico come quello dove lavora la Mercalli: «Ho una classe di 16 bambini, di cui 11 stranieri e 5 italiani - spiega - e, come si può immaginare, insegnare in una situazione come questa non è sempre facile». Ecco perché «lo studio delle discipline oggetto dell'insegnamento è certamente fondamentale - sottolinea la maestra milanese - ma non è sufficiente, perché un docente è come un regista, deve possedere molte abilità diverse tra di loro, deve essere capace, per esempio, di creare un ambiente favorevole all'apprendimento e saper catturare l'attenzione degli alunni, ma anche essere in grado di fare da filtro con le famiglie e di lavorare in team con gli altri colleghi, condividendo le esperienze». Un insegnante che deve educare «nel senso latino del termine, cioè educere, tirare fuori dai bambini» sottolinea la Mercalli, aggiungendo che «il professore deve anche possedere quel dono che non tutti hanno, che non è misurabile e che non si può imparare, vale a dire la vocazione».
Il punto critico di qualsiasi selezione rimane invece, secondo Mercalli, quello della formazione delle commissioni di concorso che reclutano i docenti: «Le variabili per giudicare la professionalità sono tante e a volte indefinibili, bisognerà lavorare affinché i commissari siano messi in condizione di scegliere al meglio».