ILSOLE24ORE.COM > Notizie Norme e Tributi ARCHIVIO

Commercialisti
gli scout nella giungla delle tasse

di Maria Carla De Cesari

Pagina: 1 2 3 di 3 pagina successiva
commenti - |  Condividi su: Facebook Twitter|vota su OKNOtizie|Stampa l'articoloInvia l'articolo|DiminuisciIngrandisci
20 agosto 2009

Serve un Ordine per i commercialisti che, per gran parte delle loro attività, subiscono la concorrenza di associazioni di categoria e professionisti non iscritti all'Albo? Francesco Pozzi, 32 anni, dottore commercialista a Modena, non ha dubbi sulla risposta. «L'Ordine serve, eccome. Non ho mai pensato di scegliere la strada più breve – quella di evitare l'esame di stato, per me ostico –e aprire uno studio senza abilitazione. Piuttosto, sarei andato a lavorare in banca. Secondo me la professione deve essere protetta».

Protetta più di quanto non sia oggi?«Da qualche anno –dice Pozzi – siamo un po' come un ufficio della riscossione presso il cliente e siamo caricati di adempimenti per facilitare il compito del Fisco. Sarebbe bene essere coerenti: ci facciano diventare pubblici ufficiali, come i notai».

Pozzi ha alle spalle sei anni trascorsi, prima come praticante e poi come collaboratore, in uno studio associato di Modena. Da ottobre si è messo in proprio, insieme con un collega, che abbina la professione con la carriera universitaria. La spinta è stata la voglia d'indipendenza e di confrontarsi a viso aperto con il mercato, che è «meritocratico». «Sono stato fortunato – dice Pozzi – perché mi sono formato in uno studio dove la correttezza e la trasparenza sono considerate valori sopra ogni cosa. Il nome è il patrimonio più importante per un professionista. Non ho simpatia per quelli che si piegano e fanno cose poco pulite. Credo, invece, che ci sia grande spazio per chi sa consigliare il cliente sulle opportunità di risparmio, ma senza coprire chi vuole evadere. Le tasse vanno pagate tutte. Anche se la conseguenza è sacrificare qualche entrata nell'immediato».

È d'accordo con lui,dopo 42 anni di attività professionale, Sergio Matuella, studio a Rovereto, in provincia di Trento, terra ricca d'imprese e con il privilegio dei fondi della provincia autonoma.

«I giovani devono essere preparati e rispettosi della legge, avere un comportamento irreprensibile verso clienti e colleghi, a costo di perdere,all'inizio,qualche incarico. Viviamo – sottolinea Matuella, 72 anni –sulla reputazione.I clienti devono sapere che non ci si presta a fare cose ambigue ». È come una targa invisibile che sta fuori dallo studio, di chi ha appena iniziato, come di chi è da anni sul mercato, dicono Pozzi e Matuella.

«Adesso – sottolinea Pozzi – è possibile per il commercialista fare pubblicità, magari alla radio o sul giornale. Ma non sono pratiche ben viste. Viviamo sul passaparola: se mi sono comportato bene con un cliente, parla di me a un suo amico. Funziona ancora così».

Ma il commercialista non è pagato per ridurre il conto rispetto al Fisco? «Una cosaè trovare le soluzioni per mettere il cliente nelle condizioni di avvalersi di agevolazioni, un'altra è l'evasione.Non credo alle scorciatoie. Certo - ammette Pozzi – occorre conquistarsi la fiducia, ma il mio compito è far pagare le tasse».

I commercialisti non sono un'eccezione rispetto al resto dell'umanità. Con una visione forse un po' semplicistica si dividono in onesti e scaltri: «Anche se la mia esperienza è breve – dice Pozzi –mi è capitato di accompagnare un cliente alla porta. Certo, magari avrà trovato qualcuno disposto a coprire dei trucchi per evadere o a trovare la strada per l'elusione. Dipende anche dalle situazioni.Se si ha l'acqua allagola,la tentazione può avere il sopravvento».

L'idea di Pozzi è che il commercialista sia riconosciuto come pubblico ufficiale. «In fondo – dice – si tratterebbe di generalizzare una condizione che oggi è collegata a particolari situazioni: il sindaco revisore, nel caso venga a conoscenza di reati, è obbligato ad andare dal giudice. Diventare pubblici ufficiali toglierebbe la giustificazione a chi nasconde o collabora alle malefatte dei clienti. Avremmo più controlli, ci sarebbero meno professionisti disonesti e le responsabilità sarebbero più chiare. Anche l'Erario ci guadagnerebbe, perché sarebbe più difficile assecondare la tentazione di rosicchiare fette di quanto dovuto al Fisco».

Se tutti seguissero questo ragionamento, avremmo meno evasione ed elusione. «Nella mia esperienza tra i giovani colleghi c'è senso civico;a me hanno insegnato a essere corretto. La mia ambizione è quella d'essere un buon consulente che fa crescere le imprese, attraverso la ricerca di soluzioni anche nei momenti difficili. Nel nostro tessuto economico ci sono tante opportunità di lavoro per il commercialista che vuole mettersi in gioco non solo come il professionista delle tasse».

  CONTINUA ...»

20 agosto 2009
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Pagina: 1 2 3 di 3 pagina successiva
RISULTATI
0
0 VOTI
Stampa l'articoloInvia l'articolo | DiminuisciIngrandisci Condividi su: Facebook FacebookTwitter Twitter|Vota su OkNotizie OKNOtizie|Altri YahooLinkedInWikio


L'informazione del Sole 24 Ore sul tuo cellulare
Abbonati a
Inserisci qui il tuo numero
   
L'informazione del Sole 24 Ore nella tua e-mail
Inscriviti alla NEWSLETTER
Effettua il login o avvia la registrazione.
 
   
 
 
 

-UltimiSezione-

-
-
22 maggio 2010
21 maggio 2010
21 maggio 2010
20 maggio 2010
20 aprile 2010
 
Gli esperti del ministero rispondono a tutti i dubbi sugli incentivi
La liquidazione: rimborsi e debiti
I redditi da dichiarare
La salute e gli altri sconti
La famiglia e la casa
 
 
Cerca quotazione - Tempo Reale  
- Listino personale
- Portfolio
- Euribor
 
 
Oggi + Inviati + Visti + Votati
 

-Annunci-