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«Inutile creare aspettative: il problema sono i tagli continui»

di Alessia Tripodi

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29 Agosto 2009

«Il tirocinio formativo per gli aspiranti docenti è una buona idea, ma bisogna evitare di creare aspettative che poi non si potranno soddisfare». È quello dei tagli al personale il problema più urgente secondo Vincenzo Lattanzi, da 21 anni professore di diritto, economia e scienza delle finanze in un istituto tecnico commerciale di Modugno, in provincia di Bari. «Già ora con le riforme in atto si stanno perdendo migliaia di posti di lavoro – dice l'insegnante – e quindi un nuovo modello di formazione va rapportato alle attuali condizioni della scuola italiana, che variano da luogo a luogo». Per Lattanzi «il tirocinio che insegna ad insegnare è un modello positivo, ma bisogna vedere con quali criteri verrà attuato e con quali garanzie per gli aspiranti colleghi». Colleghi che, secondo il professore, hanno bisogno di «essere motivati», di «ritrovare l'entusiasmo per un lavoro che è fantastico, ma che nel tempo ha perso quella dignità che lo caratterizzava» tanto che «a volte le famiglie ci vedono come avversari e non come alleati».
L'urgenza di dare maggiore valore alla professione non significa solamente, secondo Lattanzi, aumentare gli stipendi, ma anche creare le condizioni per scegliere l'insegnamento in modo consapevole, con un desiderio autentico, mai come un ripiego. «La tranquillità economica che viene da uno stipendio adeguato è senz'altro fondamentale e permette al docente di concentrarsi esclusivamente sull'insegnamento, senza essere costretto a trovare altri lavoretti per arrotondare – spiega Lattanzi – ma altrettanto importante è avere la coscienza di svolgere un ruolo centrale nella società, perché non si possono affidare i ragazzi a chi vorrebbe stare altrove, ma solo a professionisti capaci e motivati». L'insegnante di Modugno, con 40 anni di contributi all'attivo e una carriera che si concluderà alla fine del prossimo anno scolastico, parla con passione della sua professione, anche se descrive un contesto lavorativo dove «ormai le soddisfazioni e i risultati non sono più quelli di prima».
«Nel grande paese in provincia di Bari dove insegno – dice Lattanzi – c'è stato un crollo degli istituti tecnici, con studenti in fuga verso i licei perché erroneamente convinti che il tecnico sia un percorso di serie B. La mia – continua – era una grossa scuola, ora ci sono meno di 500 alunni e le iscrizioni si assottigliano sempre di più, ma si tratta di una situazione immeritata, perché – conclude – vantiamo una struttura di qualità, con insegnanti di madrelingua e laboratori attrezzatissimi».

29 Agosto 2009
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