«Maggiore autonomia, che si traduce anche in una maggiore manovrabilità delle imposte regionali, e l'abolizione dei trasferimenti dallo Stato centrale». Ma anche la compartecipazione all'Iva legata al territorio, «calcolata non sui consumi Istat ma sul riscosso reale. In questo modo non verrà considerata l'evasione fiscale, del cui recupero si dovrà occupare anche il territorio». Così Luca Antonini, neopresidente della Commissione per l'attuazione del federalismo fiscale, traccia le linee guida della devolution tributaria. Sulla quale, però, le Regioni si stanno muovendo o, perlomeno, cominciano ad avere le idee chiare.
La Lombardia, ad esempio, non ha mai nascosto la volontà di trattenere sul territorio una quota maggiore di Irpef e Iva. E sul tema dell'evasione, dall'assessorato regionale al Bilancio stanno emergendo le prime proiezioni: la Lombardia dovrebbe presto essere in grado di recuperare sul territorio 30 miliardi di sommerso, pari al 20% del totale italiano.
Nella Commissione paritetica per l'attuazione del federalismo fiscale, il Pirellone è riuscito ad accaparrarsi un posto di primo piano, occupando una poltrona sia all'interno della commissione che dell'ufficio di presidenza. Il progetto del federalismo fiscale dovrebbe quindi vedere prioritariamente le istanze della Lombardia (che gode di 21 miliardi di bilancio annuale), o, più in generale, dai territori italiani più efficienti in termini di gestione dei servizi.
Non tutti però hanno le stesse sensazioni e gli stessi atteggiamenti. Per Mercedes Bresso, presidente del Piemonte «sarà una guerra piuttosto che un confronto pacifico; vogliamo chiarezza e stabilità sulle imposte che ci spetteranno, standard non "dementi" come quelli che abbiamo visto circolare, un patto di stabilità che coinvolga enti locali e Regione dello stesso territorio».
In Veneto, unica regione a statuto ordinario nel Nord-Est, si sottolineano due problemi: i limiti eccessivi alla capacità impositiva delle Regioni e il timore che in prospettiva la partecipazione di una regione "ricca" al fondo perequativo sia troppo onerosa. il Veneto infatti è terzo in Italia per valore del residuo fiscale, cioè la differenza tra quanto versato dai contribuenti e quanto restituito sotto forma di spesa pubblica: 20 miliardi all'anno a favore del Fisco. Le due Province autonome di Trento e Bolzano e la Regione autonoma Friuli-Venezia Giulia, dal canto loro, confermano la loro rigidità e la loro difesa delle prerogative costituzionali, in Veneto appunto c'è la preoccupazione dovuta alla contribuzione alla solidarietà nazionale.
Intanto c'è chi comincia a sperimentare: la giunta regionale delle Marche è orientata all'azzeramento dell'addizionale Irap, ma solo per le imprese che, oltre a non delocalizzare e mantenere l'occupazione, esportano all'estero almeno il 50% del fatturato. Ma Emilia-Romagna, Toscana e Umbria non sembrano intenzionate a intervenire sull'imposta regionale per le attività produttive.
Sul versante dell'autonomia fiscale il Lazio è ad andamento lento. Ad eccezione del Campidoglio, gli enti locali del Lazio si stanno muovendo a piccoli passi sui costi standard, in attesa che si chiariscano meglio le funzioni. E al Sud c'è il timore che l'operazione renda ancora più divergente la forbice con il Nord. Secondo una simulazione effettuata da Svimez, il modello di federalismo fiscale avanzato dal ministro per la Semplificazione normativa Roberto Calderoli andrebbe infatti a tagliare complessivamente 5,8 miliardi di trasferimenti, provenienti dalla ex Legge Bassanini (la 59 del '97) e dal fondo istituito dalla Legge 549/95. Il Mezzogiorno perderebbe allora 1,03 miliardi in caso di perequazione al 100% e 1,09 miliardi in caso di perequazione al 90 per cento. Stando all'analisi di Svimez, le Regioni a statuto ordinario più penalizzate sarebbero la Calabria (tra i 384 e i 372 milioni in meno a seconda della perequazione considerata), la Campania (tagli tra i 195 e i 167 milioni) e la Puglia (da -168 a -149 milioni). Più avvantaggiate sarebbero, invece, Lombardia (+623 o 591 milioni), il Veneto (+218 o 214 milioni) e l'Emilia Romagna (+125 o 113 milioni).
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