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Premi in busta fai-da-te per regioni, comuni e sanità

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Lunedí 21 Settembre 2009

Regioni, enti locali e sanità imboccano una via autonoma verso i nuovi sistemi di valutazione del personale, lasciando solo la pubblica amministrazione centrale a destreggiarsi con la griglia rigida delle tre fasce di merito che tagliano con l'accetta i "premi" in busta paga, prevista dalla versione originaria del decreto attuativo della riforma del pubblico impiego.

La declinazione locale della meritocrazia made in Brunetta, che riguarda circa 1,3 milioni di dipendenti pubblici (il 37% del totale) è nata a luglio, quando il via libera ottenuto dal decreto in conferenza unificata ha aperto una parentesi nel gelo dei rapporti fra regioni e governo, e sta maturando in commissione alla Camera e al Senato. Il viaggio parlamentare del decreto dovrebbe concludersi nei prossimi giorni, ma l'orientamento della maggioranza è di accogliere con poche eccezioni le indicazioni dell'Unificata. «I meccanismi di un comune, magari piccolo, non possono essere uguali a quelli impiegati in una struttura con migliaia di dipendenti» spiega Giorgio Stracquadanio (Pdl), relatore del provvedimento insieme al collega Michele Scandroglio alle commissioni unite Affari istituzionali e Lavoro di Montecitorio. Di qui l'idea di riservare solo agli uffici statali la griglia del merito in versione originaria, che riserva il 50% delle risorse del trattamento accessorio a un dipendente su quattro, chiede al 50% del personale di accontentarsi dell'altra metà dei fondi e lascia a secco l'ultimo quarto degli organici.

Per la meritocrazia di enti locali e sanità, il testo che sta per uscire dal Parlamento propone una doppia deroga. La prima è riservata ai comuni, e non sono pochi, che contano fino a 5 dirigenti (oppure 8 dipendenti): questi enti evitano tout court la distinzione del personale in una graduatoria, e si dovranno limitare ad assicurare «l'attribuzione selettiva della quota prevalente» di premi «a una percentuale limitata del personale». Nei fatti, però, l'iniezione di flessibilità è massiccia per tutti gli enti esterni al perimetro statale. Regioni, enti locali e servizio sanitario dovranno dividere il personale in «almeno» tre fasce di merito, ma nei vari scalini del podio le buste paga potranno incontrare una scansione più morbida rispetto a quella fissata dalla legge per le amministrazioni centrali. E, soprattutto, si potrà evitare di tagliare del tutto il trattamento accessorio a chi è considerato meno "meritevole", perché l'unico vincolo rimane quello di assegnare a chi occupa la fascia più alta una «quota prevalente» delle risorse destinate ai premi.

Le distanze effettive fra gli stipendi dei più bravi e quelli di chi è considerato meno brillante dipenderanno dalle regole che ogni ente deciderà di darsi. Regioni ed enti locali avranno tempo infatti fino a fine 2010 per adeguare i propri ordinamenti alle nuove regole previste dall'attuazione della legge Brunetta. Dove le amministrazioni non procederanno in tempo al restyling dei meccanismi di valutazione e gestione delle performance scatteranno in automatico le regole previste per l'amministrazione statale, ma anche questa condizione non sarà definitiva perché il riordino interno potrà avvenire automaticamente in qualsiasi momento. La verifica, a posteriori, sarà effettuata in Conferenza unificata sulla base dei documenti che tutti gli enti dovranno inviare (entro fine 2011) sulla distribuzione del trattamento accessorio per il personale dirigente e dipendente. «Questo meccanismo – sottolinea Scandroglio – attribuisce la massima responsabilità ai dirigenti, che però devono aver gli incentivi adeguati. Come la politica è soggetta al giudizio degli elettori, si deve immaginare anche per i dirigenti, almeno quelli nuovi, uno spoils system che premi i migliori ma metta a rischio il posto di chi non merita».

Il pacchetto di deroghe previste per la versione locale della meritocrazia ricade pure sulla disciplina delle "promozioni", anch'essa rivista dalla riforma Brunetta. La collocazione nella fascia di merito più alta per un triennio (o 5 anni non consecutivi) costituirà titolo prioritario solo per i dipendenti dello Stato, mentre per le progressioni economiche (quelle senza avanzamenti gerarchici) regioni ed enti locali dovranno garantire la «selettività» (già prevista nelle norme attuali), e nelle progressioni di carriera si comporteranno come le altre Pa riservando al massimo il 50% dei posti nei concorsi.
gianni.trovati@ilsole24ore.com

Lunedí 21 Settembre 2009
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