Come previsto, il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha firmato il decreto
correttivo al dl anticrisi che contiene la misura dello scudo fiscale. «Non firmare non significa niente», aveva risposto il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano a un cittadino che nella piazza di Rionero in Vulture (Pz), dove si trovava per un convegno, gli aveva chiesto di non firmare la legge sullo scudo fiscale. Il Capo dello Stato ha spiegato che la Costituzione prevede che la legge possa essere nuovamente approvata e in quel caso lui sarebbe «obbligato» a firmare. «Presidente, non firmi, lo faccia per le persone oneste», ha detto un cittadino a Napolitano, che ha risposto: «Nella Costituzione c'è scritto che il presidente promulga le leggi. Se non firmo oggi il parlamento rivota un'altra volta la stessa legge ed è scritto (nella Costituzione, ndr) che a quel punto io sono obbligato a firmare. Questo voi non lo sapete? Se mi dite non firmare, non significa niente».
Ieri era stato diffuso un comunicato del Quirinale che dava la notizia del via libera alla promulgazione da parte del Capo dello Stato della legge di conversione del decreto correttivo del dl anticrisi che allarga il raggio d'azione dello scudo fiscale. Nel comunicato si leggeva che in ogni caso le norme sullo scudo fiscale non sono «un'amnistia»: «La previsione di ipotesi di non punibilità subordinata a condotte dirette ad ottenere la sanatoria di precedenti comportamenti, non é ritenuta qualificabile come amnistia in base a ripetute pronunce della Corte costituzionale, da ultimo con ordinanza 9 aprile 2009, n. 109», si legge nella nota del Colle.
Nell'articolata nota il capo dello Stato ha spiegato di aver «esaminato attentamente, seguendone l'intero percorso parlamentare», la legge in questione. Due le osservazioni: la prima sulla collocazione di queste misure, che potevano essere «più correttamente» inserite nel decreto anticrisi già quattro mesi fa, mentre la seconda per ricordare «l'esclusiva responsabilità» del Governo su queste scelte.