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Scudo fiscale 2009: notizie e aggiornamenti

 
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Negli studi allarme sui tempi

di Serena Riselli e Alessandra Tibollo

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5 ottobre 2009


C'era una volta una società di Panama di proprietà italiana, ma con un prestanome locale. Con lo scudo fiscale il vero proprietario, potrà ora regolarizzarla e riportare i capitali in Italia.
Ma c'è anche la pattuglia degli evasori per caso. Come quel manager presso una società multinazionale: per anni i piani di stock option venivano gestiti da un fiduciario - di norma svizzero o lussemburghese - e per questo mai dichiarati al fisco italiano. Mai regolarizzati. E potevano mancare gli «evasori disinformati», quelli che hanno dimenticato di dichiarare la casa all'estero nel quadro Rw della dichiarazione del redditi? Certamente no.
Sono alcune delle pratiche sullo scudo fiscale, aperte in questi giorni sulle scrivanie dei commercialisti. Storie di valute, immobili, azioni, società. Insomma i beni più popolari oltre confine da rimpatriare o da regolarizzare. La conferma arriva anche da un sondaggio realizzato dall'Istituto di ricerca dei dottori commercialisti e degli esperti contabili (Cndcec) su un campione 1.300 professionisti rappresentativi dell'intero territorio nazionale. Tutti o quasi, d'accordo su un punto: la nuova scadenza del 15 dicembre concede troppo poco tempo. Ne è convinto il giurista Victor Uckmar: «L'anticipazione al 15 dicembre rischia di impedire molte operazioni di rientro. Consiglierei di far versare i liquidi enro la scadenza del 2009, ma di dar tempo fino al 15 aprile o anche oltre per fare le regolarizzazioni. Soprattutto per le attività fuori dall'Unione Europea che richiedono procedure più complesse e lunghe».
Molti professionisti hanno offerto una casistica sulla loro clientela interessata alle procedure di regolarizzazione. Circa un intervistato su tre ha clienti con denaro o immobili all'estero da "scudare". Mentre uno su cinque ha avuto a che fare con possessori di azioni o partecipazioni finanziarie estere. Conti e azioni, ma anche beni mobili, come gioielli e orologi, fanno viaggi per lo più brevi, trovando rifugio nelle banche svizzere o a San Marino. Sul fronte immobiliare, invece, la destinazione più gettonata sembra essere la Francia, ma non mancano casi più curiosi e in località più esotiche come ranch in Venezuela e fattorie in Uruguay.
In pole position, spiega spiega il commercialista romano Gerardo Longobardi (dello studio Puoti, Longobardi, Bianchi), anche beni di lusso come le barche, intestate a società o enti esteri e iscritte in registri stranieri per le quali si pongono problemi di particolare rilevanza nel caso di rimpatrio. L'inventario include anche il "classico" appartamento a New York, che si vuole riportare alla luce del sole. Questione semplice se il proprietario detiene l'immobile attraverso una società: «Basta avvalersi dello scudo e rimpatriare le partecipazioni», commenta Tommaso Di Tanno, avvocato di Roma. In alcuni casi si tratta di procedure semplici, in altri i professionisti del diritto tributario lavorano in tandem con le banche per offrire una consulenza "a tutto tondo". Secondo Emanuele Lo Presti Ventura dello studio omonimo a Verona la novità della misura del 2009 riguarda proprio «gli scudi dove agiscono trust esterovestiti o dove vengono smontate strutture con trust». A Firenze l'Ordine dei Commercialisti ha creato un'apposita commissione di studio per passare la norma ai raggi X. Il momento della verità, però, sottolineano numerosi professionisti interpellati, arriverà solo con la circolare attuativa dell'Agenzia delle Entrate che chiarirà le questioni ancora aperte.
Ma qual è la molla che spinge ad aderire allo scudo? Secondo Marco Cerrato dello Studio Maisto di Milano a pesare oggi rispetto alle precedenti edizioni dell'operazione di emersione è soprattutto la paura di accertamenti fiscali. Un timore alimentato dal «battage mediatico sulla lotta all'evasione internazionale e sull'inasprimento delle sanzioni».
Per le imprese, gli fa eco il commercialista milanese Luigi Martino, entra in gioco anche il fattore liquidità, soprattutto in un momento di crisi economica.
Ci sono poi quelli che il problema dello scudo non se lo pongono affatto. Sono i "duri e puri" della categoria che emergono dal sondaggio dell'Istituto di ricerca. La loro percentuale è irrisoria, ma i commenti perentori: «Non mi sono organizzato - rispondono senza esitazioni - perché non ho clienti disonesti».

5 ottobre 2009
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