Dire «italiano di merda» è una semplice ingiuria che non esprime alcun sentimento razzista. È quanto ha deciso la Cassazione che, con la sentenza n. 11590, ha escluso l'aggravante della discriminazione e dell'odio razziale - prevista dal 1993 con l'adozione della legge Mancino - a carico di un extracomunitario colpevole di avere chiamato «italiano di merda» l'uomo che stava picchiando.
Chiare le argomentazioni degli ermellini che, nell'escludere l'intento discriminante nella colorita espressione usata dall'immigrato, fanno riferimento a una precedente sentenza in cui i ruoli erano invertiti. La Suprema Corte spiega, infatti, che l'espressione «sporca negra» rivolta a una persona di pelle scura integra gli estremi di ingiuria aggravata dalle finalità di odio etnico perché collegabile, nell'accezione comune, con un pregiudizio di inferiorità razziale.
Per l'offesa dei confronti dell'italiano la Corte fa il ragionamento opposto, affermando che essendo l'italiano «stragrande maggioranza e classe dirigente» l'insulto nei suoi confronti non può essere percepito come un pregiudizio corrente di inferiorità. «Italiano di merda» va dunque letto come un sentimento di "disistima" limitato alla singola persona a cui viene rivolto. La Cassazione ha così respinto la richiesta del procuratore generale di Trieste di dare all'imputato una pena più dura dei 900 euro di multa decisi dal giudice di Pace di Pordenone.
La sentenza della Cassazione