Per costruirsi un secondo pilastro fai da te le vie praticabili di fatto sono due. Se si dispone già di un certo capitale, si può investire la somma nell'acquisto di un immobile da locare (l'affitto mensile diventerà la rendita) oppure in una polizza Vita destinata a liquidare una rendita. Se, invece, un capitale lo si deve costruire, per la fase di accumulo si può optare per un prodotto finanziario (un piano d'accumulo in fondi comuni o in Etf) o ancora una volta in una polizza Vita (una classica rivalutabile a premi annui), finalizzata prima a costruire un capitale e poi all'età predestinata a liquidare la rendita. Tuttavia, è bene chiarire che nel caso di un immobile dal rendimento lordo (nel 2009 un bilocale ha reso in media nelle grandi città tra il 3,9 e il 4,8%) vanno dedotte le tasse in fase di acquisto e le imposte legate all'affitto (i redditi da locazione sono tassati in base all'aliquota marginale), oltre ai costi di gestione e manutenzione. Non solo. Nel corso degli anni si corre sempre il rischio di non percepire il canone per problemi con gli inquilini o per altre ragioni. Quanto alla polizza Vita va detto che l'opzione rendita, rispetto alla possibilità di riscattare a scadenza un capitale (la via da sempre più seguita da chi stipula un contratto vita, in Italia quello delle rendite è un mercato residuale) costa di più perché la compagnia si assume il rischio di liquidare per tutta la vita dell'assicurato un ammontare calcolato in base a tabelle demografiche stabilite al momento della prima erogazione. Non solo. Nel caso la rendita sia reversibile, quindi erogabile al beneficiario in caso di morte dell'assicurato, l'alea per la compagnia sale e di conseguenza i costi. Inoltre, la via della rendita è una strada senza uscita: una volta intrapresa non consente di tornare indietro, tanto che l'assicurato non può riavere il capitale accomulato o parte di esso. Infine, la rendita è tassata al 12,50%, sia per quanto riguarda il capitale al momento della conversione in rendita, sia in fase di erogazione delle rate.
Ma quanto si deve preventivare per avere una rendita che si rispetti? Ipotizzati due casi, abbiamo chiesto a tre compagnie (Alleanza-Toro, Reale Mutua e Unipol) di prospettarci, in base a contratti oggi in vigore, quale potrebbe essere lo sviluppo e quindi la rendita liquidabile a scadenza. Il primo caso è quello di un uomo di 60 anni che, avendo già un capitale di 100mila euro, vuole disporre di un vitalizio dal 65° anno di età. Essendo coniugato con due figli, chiede che la rendita sia reversibile, quindi in caso di sua morte erogabile alla moglie che ha 55 anni. Il secondo caso, invece, è quello di un uomo di 45 anni, sposato senza figli, che, dispondendo di un risparmio di 3mila euro l'anno, vuole stipulare una polizza vita rivalutabile con rendita dal 65° anno (anche lui chiede la reversibilità per la moglie che ha 45 anni). I contratti più o meno si equivalgono e tutti mostrano come la rendita iniziale si riduca sensibilmente se è prevista l'opzione reversibilità. Per la prima ipotesi se si prende la rendita annua reversibile più alta (è quella di Reale Mutua vicinissima a quella di Alleanza-Toro pari a 4.783,73) e si calcola l'importo netto, dedotto il 12,5%, la rendita annua è pari a 4189,5 che corrisponde a una rata mensile di 349,1. Si abbassa ancor di più nel secondo caso dove, considerata una rendita annua lorda di 3.501,94, il netto è pari a 3064,44 che a conti fatti è pari a una rata mensile di poco superiore a 255 euro.
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