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Passiva la condotta del sindaco di Sarno
nella gestione della frana del 1998

di Patrizia Maciocchi

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5 maggio 2010
Passiva la condotta del sindaco di Sarno nella gestione della frana del 1998

La Corte di Cassazione bolla come "passiva" la condotta del sindaco di Sarno nella gestione della frana del 1998 e annulla il verdetto di assoluzione dall'accusa di omicidio colposo nei suoi confronti. Dopo 12 anni dalla montagna di fango che seppellì 137 persone nel centro del salernitano, la suprema Corte cancella la sentenza con cui la Corte d'Appello di Salerno aveva escluso la responsabilità del primo cittadino nel fronteggiare l'emergenza il 5 maggio 1998. Gli ermellini rinviano il procedimento alla Corte d'Appello di Napoli per un nuovo giudizio, fornendo al collegio i principi di diritto su cui basare il nuovo verdetto. Il testo della sentenza su Guida al diritto

La Cassazione si discosta dalla decisione dei giudici di merito che avevano assolto il sindaco soprattutto per l'asserita imprevedibilità dell'evento. I giudici di piazza Cavour specificano che né in primo né in secondo grado si era tenuto conto della circostanza che lo stesso piano comunale di protezione civile del 1995 qualificava come "alto" il rischio di frane e valanghe nel comune di Sarno. Inoltre – specifica la suprema corte – entrambe le sentenze fissano alle 20 l'ora in cui era apparso chiaro che il fenomeno non aveva le dimensioni delle colate che si erano verificate anche in anni precedenti, mentre - afferma il collegio - a quell'ora la situazione aveva già assunto una dimensione catastrofica. Già alle 16 e 15, infatti, un'abitazione era stata sommersa da un'ondata di fango di 4 o 5 metri: quanto bastava per far apparire gli eventi decisamente più gravi rispetto al passato.

La Cassazione punta il dito anche contro la disorganizzazione della prefettura nell'affrontare la crisi con un centro coordinamento soccorsi "sbandato" e "disorientato". Un'inadeguatezza che appare ancora più evidente - spiegano i giudici - a paragone di quanto fatto nei comuni più piccoli dell'area (Quindici, Siano e Bracigliano) in cui con mezzi di fortuna, anche una sola autovettura con megafono, si era provveduto ad allertare la popolazione invitandola a lasciare le case. Un atteggiamento meno "attendista" di quello assunto a Sarno - dove erano stati mandati in onda persino degli appelli televisivi per tranquillizzare la popolazione - grazie al quale a Quindici si riuscì a limitare il numero delle vittime alle 10 persone che si erano rifiutate di abbandonare le abitazioni. È ovvio - concludono i giudici - che le dimensioni della tragedia che colpì Sarno sono state più rilevanti e distruttive, ma la differenza non basta a giustificare la condotta passiva del sindaco.

5 maggio 2010
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