L'aumento dei prezzi dei diamanti ha portato in alto le vendite di De Beers nel 2005: il fatturato del colosso sudafricano è salito del 15% a quota 6,539 miliardi di dollari, un livello record, ma inferiore alle attese degli analisti che avevano scommesso su 6,6 miliardi, mentre la produzione è cresciuta del 4% a 49 milioni di carati.

Il gruppo si è lasciato alle spalle lo scorso esercizio con un utile in rialzo dell'11% a 554 milioni di dollari, grazie anche a benefici fiscali per 148 milioni. Il risultato del primo produttore mondiale di diamanti sarebbe stato ancora più elevato se il gruppo non avesse dovuto affrontare una class action negli Usa che ha comportato il pagamento di 250 milioni di dollari. Nel solo secondo semestre l'utile netto è salito a 215 milioni rispetto ai 157 milioni di un anno prima, mentre i ricavi hanno segnato un'accelerazione del 23% a 3,34 miliardi, sulla scia dell'aumento dei prezzi dei diamanti grezzi per la minore attività di estrazione di pietre preziose. De Beers ha alzato i prezzi per per due volte nel 2005, a gennaio e a giugno, a colpi del 3% ciascuna.

Guardando al futuro, De Beers per il 2006 prevede una domanda «stabile», un mercato che dovrebbe presentare le stesse caratteristiche del 2005 «in linea con le attese di una ripresa dell'economia», con vendite stimate in crescita tra il 6 e il 7% e una produzione pari a 55 milioni di carati entro i prossimi cinque anni. Fondata a Johannesburg nel 1888 e privatizzata nel 2001, De Beers detiene il 90% della produzione mondiale di diamanti. Il nuovo esercizio fiscale ha portato anche un rinnovamento al vertice: a fine febbraio il direttore esecutivo Gary Ralf passerà il testimone dopo 8 anni a Gareth Penny, mentre Stuart Brown sostituirà Paddy Kell come responsabile finanziario.