I costi di ristrutturazione e la performance negativa della divisione servizi pesano sui conti di Siemens che si lascia alle spalle il primo trimestre dell'esercizio 2006 (da ottobre a dicembre 2005) con un utile netto in calo del 19% a 813 milioni di euro.
In rialzo, però, gli ordini, balzati del 31% a 26,788 miliardi grazie alla forte domanda nell'area Asia-Pacifico. I ricavi del gruppo di Monaco di Baviera sono saliti del 22% a 20,719 miliardi.
La divisione tecomunicazioni ha registrato un utile di 323 milioni, in calo rispetto ai 372 milioni di un anno prima, ma che beneficia della cessione della partecipazione residua in Juniper Networks, mentre il fatturato è cresciuto a 3,42 miliardi rispetto ai 3,1 miliardi di un anno prima. Gli ordini sono saliti a 3,894 miliardi rispetto ai 3,544 miliardi del primo trimestre dell'esercizio precedente.
La divisione servizi (Siemens Business Services) ha archiviato il trimestre ampliando il 'rosso' a 229 milioni di euro rispetto alla perdita di 25 milioni di un anno prima a causa di oneri per 207 milioni. In calo gli ordini, che si sono attestati a 1,5 miliardi di euro contro 1,85 miliardi del primo trimestre dell'esercizio 2005. Nel periodo considerato Siemens ha raggiunto un accordo per la cessione di una parte dei servizi alla joint venture Fujitsu Siemens Computers. L'operazione - spiega il gruppo - dovrebbe concludersi nel terzo trimestre.
Il settore automotive ha archiviato il trimestre con un utile in rialzo del 19% a 354 milioni grazie anche al contributo di Flender Holding conglomerato tecnologico specializzato in sistemi di propulsione, acquisita nel quarto trimestre dell'esercizio 2005. Gli ordini in questo segmento sono aumentati a 3,628 miliardi rispetto ai 2,554 miliardi di un anno prima, così come le vendite, che sono passate da 2,295 miliardi rispetto ai 2,928 miliardi del primo trimestre 2005. Siemens non ha fornito previsioni per l'intero esercizio.
Prosegue intanto la cura di Klaus Kleinfeld, da un anno esatto alla guida del colosso tedesco che ha già tagliato 7 mila posti di lavoro e dismesso le unità non redditizie come la divisione telefoni cellulari venduta lo scorso settembre alla taiwanese Benq. «Ma resta ancora molto da fare», ha detto il manager.