Non si può definire spumeggiante per Coca Cola l'esercizio 2005, archiviato con un utile netto in rialzo di appena l'1% a 4,872 miliardi di dollari e un calo del 28% a 864 milioni di dollari nel solo quarto trimestre per le spese di marketing e l'effetto sfavorevole dei cambi valutari.

Diluito per azione l'utile dell'intero anno è stato di 2,04 dollari e include un onere di 13 cent per azione, mentre negli utlimi tre mesi è stato pari a 36 cent.
Nell'intero esercizio il fatturato è cresciuto del 6% a 23,104 miliardi, mentre da settembre a dicembre i ricavi sono aumentati del 7% a 5,551 miliardi. Le vendite sono rimaste «forti» in Cina, Russia e Brasile e hanno registrato «una crescita solida dei volumi» negli Usa e in Germania, due mercati in cui Coca Cola aveva vissuto tempi difficili. Si è trattato dunque di «un anno di transizione», nel quale il gruppo ha «sostanzialmente mantenuto la propria quota di mercato», come ha ammesso anche il numero uno Neville Isdell, che ha preso le redini a metà del 2004, riducendo gli obiettivi di crescita di lungo termine e scommettendo sulla ripresa investendo 400 milioni di dollari all'anno in più nel marketing e nell'innovazione.

«Come si può immaginare non sono totalmente soddisfatto - ha spiegato l'aministratore delegato e presidente - ma tutto questo mostra che la svolta è in atto».