La scure dei tagli si abbatte su Ford.
Il colosso automobilistico di Dearborn ha annunciato la chiusura di 14 impianti produttivi entro il 2012. A darne notizia, nel giorno di pubblicazione dei dati finanziari per il 2005, l’amministratore delegato Bill Ford. Il terzo gruppo automobilistico mondiale, vara dunque un piano di contenimento dei costi che comporterà tagli record: le cifre non sono certe ma si tratta di decine di migliaia di posti di lavoro. 25mila o, forse, 30mila persone potrebbero perdere il lavoro. L’intervento, finalizzato a contenere i costi per complessivi sei miliardi di dollari di qui al 2010, non è dissimile da quello varato dalla General Motors.
L’auto americana è dunque malata in crisi di prodotti tecnologie e appeal rispetto ai modelli asiatici e anche europei, soprattutto non è più competitiva di fronte a quella Toyota che riesce a vincere in ogni categoria, in ogni nicchia in area geografica. Mentre Ford - negli Usa - arranca nelle vendite e i suoi profitti sono quasi tutti generati dalla cessione dell’autonoleggio di Hertz.
Nel giorno dell’annuncio dei tagli il gruppo americano annuncia risultati positivi. La casa di
Dearnborn in Michigan ha riportato utili nell’intero esercizio pari a quasi due miliardi di dollari o 1,04 dollari ad azione, in ribasso del 42% rispetto ai 3,5 miliardi di dollari del 2004. Il fatturato ammonta a 178,101 miliardi di dollari, di cui 154,515 miliardi generati dal core business dell’automobile e il resto dai servizi finanziari che pesano infatti per 23,586 miliardi.
Secondo la Ford si tratta del terzo hanno chiuso in attivo, ma i conti indicano un profitto straordinario di 1,4 miliardi di dollari per la vendita della sua divisione di noleggio auto Hertz, che nell’anno arriva a valere 5,6 miliardi.
Il quadrimestre ha visto un utile di 124 milioni di dollari o otto centesimi ad azione, in rialzo del 19% rispetto a un anno fa. Al miglioramento dei conti ha contribuito sia la manovra di riduzione dei costi che la crescita dei profitti alla divisione delle auto di lusso.
Il fatturato di Ford nel quarto trimestre è stato di 47,6 miliardi di dollari, in rialzo rispetto ai 44,9 miliardi di dollari di un anno fa nettamente al di sopra delle attese di Wall Street. Gli oneri straordinari hanno ridotto gli utili di sei centesimi ad azione nel quarto trimestre. Queste voci includono un onere pretasse di 1,3 miliardi di dollari relativo alla ristrutturazione in corso presso le Jaguar e Land Rover (facenti parte con Volvo e Aston Martin di Premeier auto Group) e un secondo onere di 962 milioni di dollari relativo alle spese sostenute per i precedenti programmi di riduzione del personale.
Sud America, Europa e Asia Pacifico sono dichiarate aree profittevoli ma una nota del gruppo dell’Ovale Blu, indica che i guadagni di queste zone geografiche sono stati inglobati, nelle vaste perdite sia del Premier auto group (Pag), e soprattutto vanificati dalle perdite in Nord America. Negli Usa la casa si è trovata a lottare per la conquista di quote di mercato. E all’emorragia finanziaria non è estranea neppure una dissennata campagna di sconti tesa a convincere l’automobilista americano. A precipizio il market share: la quota di mercato di Ford è scesa al 18,6% lo scorso anno rispetto al 19,6% dell'anno precedente e al 25,7% del 1995.
Il Pag ha riportato perdite nell’intero anno pari a 10 milioni, e si tratta di un miglioramento rispetto al profondo rosso del 2004 (-740 milioni). Generato da nuovi prodotti, quali per esempio le nuove Land Rover. Il fatturato della divisione lusso ammonta a 30,3 miliardi di dollari.
Ford Europe ha messo a registrato un utile di 136 milioni, in netta crescita rispetto ai 114 milioni di un anno fa. Mentre ricavi sono passati da 26,5 a 30,2 miliardi.
Il Nord america è dunque il buco nero con un rosso di 1,6 miliardi. Ed è un peggioramento di tre miliardi di dollari rispetto all’anno scorso. In declino anche il giro d’affari che passa da 83 a 81,4 miliardi di dollari con un conseguente calo di quote di mercato e di utili per vettura venduta.
I guai negli Usa derivano soprattutto dalla sovraesposizione nei Suv. Gli Sport utility vehicle impostati all’americana (con telaio a longheroni), hanno perso appeal per i consumatori Usa che preferiscono architetture più automobilistiche basate su scocca portante. Se si calcola che i light truck/Suv sono la componente primaria del mercato auto degli Stati Uniti si intuisce la gravità della posizione di Ford che versa in profonda crisi competitiva e per risalire la china sta giocando sulla Fusion, una vettura di taglia media, del tutto diversa dall’omonima che circola in Europa.
Al contrario in Asia Pacifico, dove Mazda è il brand portante, la multinazionale ha riportato utili pari a 316 milioni contro 163 di un anno fa. La sola Mazda ha generato profitti per 255 milioni più che raddoppiati rispetto ai 118 milioni messi a bilancio lo scorso anno.