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La diagnosi della Banca d'Italia: economia ferma, allarme prezzi e consumi, rischio stagflazione

di Michele De Gaspari

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15 luglio 2008

Le previsioni: Pil +0,4% nel 2008 e 2009, consumi privati +0,2% e +0,3%, inflazione al 3,8% e 2,8% nei due anni

Banca d'Italia, Bollettino economico, n. 53, luglio 2008
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Il testo del Bollettino economico
L'audizione parlamentare del governatore Mario Draghi sul Dpef 2009-2013

Tutti i più recenti indicatori congiunturali sull'economia italiana delineano un'evoluzione dell'attività produttiva e della domanda particolarmente debole anche nella seconda metà del 2008. Se nel primo trimestre di quest'anno il Pil ha ben recuperato la contrazione dell'ultimo quarto del 2007 (+0,5% a fronte di -0,4%), la crescita finora acquisita è molto contenuta (pari allo 0,3%) e si avvicina a quella prevista per l'intero 2008 (+0,4% annuo). Le proiezioni dei maggiori centri di previsione convergono, infatti, su un insignificante aumento congiunturale (intorno allo 0,1% medio) nei successivi trimestri dell'anno, con evidenti difficoltà sul fronte dei consumi privati, dopo la fase di completa stagnazione che ha caratterizzato gli ultimi due trimestri; si tratterebbe, in ogni caso, di un recupero modesto e che rimane a rischio a causa degli effetti di un persistente rialzo dell'inflazione, ormai al 4% tendenziale annuo, come non accadeva dalla metà del decennio 90.

Nel consuntivo 2008 l'Italia crescerà in misura pressoché impercettibile (e sarebbe il quarto anno negli ultimi dieci, insieme al 2002, 2003 e 2005), con un passo che è pari ad appena un terzo di quello, già ridotto, stimato per l'area euro (+1,5% circa), a ulteriore prova che la bassa crescita è diventato da tempo la principale emergenza che affligge la nostra economia. L'aumento del Pil per quest'anno si attesterà, infatti, a non più di un magro 0,5% per poi arrivare allo 0,9% nel prossimo, mettendo a segno una media dell'1,2% nel triennio 2009-2011, secondo l'obiettivo programmatico (poco ambizioso) del Dpef reso noto a fine giugno. Le previsioni di Bankitalia, per contro, non vanno oltre un +0,4% nel 2008, così come nel 2009.

In tale contesto di evidente debolezza strutturale, l'impatto della manovra finanziaria governativa sulla crescita - pari a circa 35 miliardi di correzione complessiva, equivalenti a due punti percentuali di Pil - risulterebbe modesto e sostanzialmente neutrale. La politica di bilancio, in altre parole, non offrirà alcuno stimolo all'economia nei prossimi tre anni, essendo vincolata all'obiettivo di rispettare il pareggio dei conti entro la fine del periodo, attraverso una progressiva riduzione del deficit, insieme al calo del debito pubblico sotto il 100% in rapporto al Pil. Questi risultati saranno in prevalenza ottenuti con il controllo della spesa - a partire dalle amministrazioni centrali e locali, sanità, previdenza - senza però rinunciare a un ulteriore moderato aumento delle entrate, che manterrebbe la pressione fiscale invariata nel triennio (intorno al livello elevato del 43% del Pil).

Il fronte delle entrate fiscali e quello del contenimento della spesa pubblica si annunciano, dunque, particolarmente caldi nei prossimi tre anni, dati i rischi di bilancio che incombono su entrambi i versanti. La scelta di risanare la finanza pubblica è senza dubbio inevitabile, perché deficit e debito non tornino ad aumentare, visto l'attuale stato di incertezza del quadro macroeconomico, prevedibilmente non destinato a rientrare nel breve-medio termine. Ma per rilanciare la crescita - è l'orientamento della Banca d'Italia, come sottolinea il governatore Mario Draghi - un passaggio obbligato è rappresentato, nello stesso tempo, dalla riduzione del prelievo fiscale su famiglie e imprese, incrementandone così il reddito disponibile e la capacità di spesa, in modo da sostenere domanda e competitività. Debito e tasse elevati sono i principali ostacoli alla ripresa, insieme alla spesa pubblica corrente da riportare su valori più contenuti, al fine di lasciare margini di manovra alla politica di bilancio: una ricetta meno conservativa su tasse e spese rispetto a quella del Dpef - congiuntura permettendo - sembra preferibile per gli economisti dell'Istituto di via Nazionale.


Il Bollettino del Servizio studi di Bankitalia


Secondo appuntamento ufficiale dell'anno per importanza, dopo quello istituzionale della Relazione del 31 maggio, il Bollettino economico della Banca d'Italia ha assunto dal 2007 frequenza trimestrale, con pubblicazione prevista alla metà dei mesi di gennaio, aprile, luglio e ottobre. La nuova edizione ha fatto il suo esordio nell'aprile 2007, con un'impostazione e veste grafica che ha aggiornato quella dei primi 24 anni di vita, partita nell'ottobre del 1983 con cadenza semestrale e rimasta sostanzialmente invariata nella forma e nei contenuti (47 uscite in totale). E' ribadito, in particolare, l'impegno originario, annunciato dall'allora governatore Ciampi, di fornire un ulteriore strumento di analisi e di dibattito della congiuntura e della politica economica, anche in connessione con le esigenze di approfondimento scaturite dalla creazione della moneta unica europea.

Affiancandosi al Bollettino mensile della Bce, il nuovo Bollettino trimestrale di Bankitalia ha, dunque, l'obiettivo di offrire un'informazione tempestiva e meglio fruibile sull'andamento congiunturale dell'economia italiana nel contesto europeo e internazionale nei suoi aspetti più rilevanti: economia reale, conti pubblici, banche e mercati finanziari. Una specifica attenzione è, poi, dedicata all'analisi del quadro previsivo di breve termine e alla documentazione statistica. Le analisi e le elaborazioni statistiche sono opera del Servizio studi della Banca, sotto la responsabilità di Salvatore Rossi, direttore centrale per la ricerca economica.

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