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Isae: Pil +0,4% e deficit al 2,4% nel 2008 (+0,7% e 2,0% nel 2009)

di Michele De Gaspari

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17 luglio 2008

La sintesi del Rapporto semestrale Isae
Il quadro delle previsioni (tabella)
Introduzione e sintesi


L'Italia, nella parte centrale del 2008, si trova esposta in pieno ai venti di crisi della congiuntura mondiale. Nel quadro di generalizzato indebolimento dell'attività produttiva e della domanda, gli andamenti delle principali variabili macroeconomiche appaiono, nel complesso, disomogenei: a una dinamica dell'export che continua a tenere il passo, si contrappone l'ulteriore ampliamento del divario di crescita rispetto agli altri paesi dell'area euro. Il rallentamento interno è accompagnato, inoltre, da una positiva evoluzione (per ora) della finanza pubblica e del mercato del lavoro; sul fronte dell'inflazione si registra un sensibile rialzo dei prezzi alla produzione e al consumo, che rimane tuttavia in linea con la media europea. Sulla base di queste tendenze, l'Isae presenta il Rapporto di previsione per l'economia italiana, che illustra lo scenario macroeconomico 2008-2009, con particolare attenzione all'impatto del forte rialzo del prezzo del petrolio. La crescita del Pil rallenta allo 0,4% nel 2008 per risalire allo 0,7% nel 2009, mentre accelera l'inflazione al 3,6% medio quest'anno (2,4% il prossimo). Il deficit pubblico si assesta al 2,4-2,0% del Pil nel biennio 2008-2009; il debito è in discesa verso il 102,9% nel 2009, ma la pressione fiscale resta pressoché stabile nel periodo al 43% del Pil.

Se l'inizio del 2008 è stato per l'economia italiana migliore delle attese - il Pil ha prontamente recuperato nel primo trimestre (+0,5%) la caduta dell'ultimo quarto del 2007 (-0,4%) - riducendo il rischio di una nuova fase recessiva nel corso di quest'anno, la debolezza del ciclo congiunturale resta fuori discussione, soprattutto se l'andamento dell'attività produttiva e della domanda interna viene messo a confronto con l'insieme dell'area euro. Il differenziale di crescita tra l'Italia ed Eurolandia, misurato attraverso i tassi di variazione tendenziale annua del Pil, è infatti salito da meno di un punto percentuale nella seconda metà del 2006 a quasi due punti nel primo trimestre 2008; e solo un prolungato ristagno nei maggiori paesi dell'eurozona potrebbe far rientrare parzialmente questo pesante divario di sviluppo.

Lo scenario macroeconomico per il 2008, su cui si basano le proiezioni tendenziali e programmatiche comprese nel Dpef 2009-2013, sconta pertanto un'ipotesi di crescita molto ridotta, che darebbe luogo a un aumento del Pil di appena lo 0,5% nella media dell'anno. La crescita del Pil acquisita nel primo trimestre, anche se è decisamente contenuta (+0,3%), si avvicina a sua volta a quella prevista per l'intero 2008; la stima del Dpef, che non si discosta granché dai dati di consenso dei principali centri di previsione, mette in conto quindi un'evoluzione congiunturale pressoché stagnante, pari a circa +0,1% medio nei rimanenti trimestri dell'anno. La dinamica del Pil, in altre parole, dovrebbe andare a rilento anche nella seconda parte del 2008, pur mantenendosi impercettibilmente positiva. Un'ipotesi di crescita intorno allo zero comporterebbe, per contro, una recessione in senso tecnico-statistico, con un calo congiunturale del Pil per almeno due trimestri consecutivi.

Il sensibile rallentamento della crescita economica e il rischio conseguente che il rapporto deficit/Pil (e quello connesso debito/Pil) torni a salire, compromettendo così il quadro dei conti pubblici, sono le principali preoccupazioni sul fronte congiunturale, che deve oggi misurarsi in primo luogo con il risveglio dell'inflazione, riportatasi nell'arco degli ultimi mesi su livelli non più toccati dalla metà degli anni 90. L'aumento dei prezzi al consumo ha messo a segno, infatti, il 3,8-4% tendenziale annuo in giugno (indice nazionale e armonizzato), ma sono probabili nuovi picchi ben oltre il 4% nel trimestre estivo, che potrebbero tornare gradualmente a scendere nel corso dell'autunno, a condizione però che si stabilizzino le quotazioni del petrolio. Crisi dei consumi, per il calo del potere d'acquisto dei redditi, e ulteriore aumento della spesa per interessi sul debito pubblico, a causa dei tassi più elevati, rappresentano i principali fattori di rischio sull'economia reale della fiammata inflazionistica in atto.

Le analisi congiunturali dell'Isae


Il periodico scenario di aggiornamento della congiuntura interna e internazionale, nel contesto della politica economica italiana, è presentato nel Rapporto semestrale di luglio dell'Isae, l'Istituto di studi e analisi economica del ministero dell'Economia e delle Finanze, che ha incominciato a operare nel gennaio del 1999 a seguito della fusione tra l'Isco e l'Ispe, i due principali centri di ricerca economica di emanazione governativa, già inquadrati nel vecchio ministero del Bilancio e della Programmazione economica. In questa edizione uno specifico approfondimento è dedicato al quadro internazionale, con riferimento allo shock petrolifero e alle previsioni sul prezzo del petrolio, alle politiche monetarie di Bce e Fed, oltre ai riflessi sul cambio del dollaro.

Il Rapporto Isae di luglio 2008 prosegue la nuova serie inaugurata nell'estate '99, che ha sostituito dopo ben 35 anni il tradizionale rapporto semestrale dell'Isco, dedicato all'analisi della congiuntura economica. Il programma di pubblicazione ne prevede la cadenza trimestrale; esso si affianca pertanto, con la sua periodicità, alle inchieste congiunturali mensili condotte presso le imprese e i consumatori, che rilevano il clima di fiducia degli imprenditori industriali, dei servizi e delle famiglie, insieme alle loro aspettative sull'andamento delle più importanti variabili macro e microeconomiche. A cadenza semestrale (primavera e autunno), in particolare, un'edizione del rapporto viene dedicata alle questioni strutturali dell'economia e della politica economica italiane.

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