3 ottobre 2005 |
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Liberalismo socialedi Alberto Quadrio Curzio |
Al di là dei singoli aspetti, in parte apprezzabili e in parte criticabili, la Finanziaria 2006 presenta alcuni interessanti elementi qualitativi di quel « liberalismo sociale » che il ministro dell'Economia Giulio Tremonti sostiene, pur non sempre applicandolo, e di cui il nostro Paese ha molto bisogno per superare il dirigismo statal regionale senza cadere nel liberismo anarco mercantile.
Appare di particolare interesse l'introduzione di una formula del tutto nuova per il volontariato e la ricerca, quella del 5 per mille previsto all'articolo 44 del disegno di legge presentato dal Governo.In esso si afferma: « Per l'anno finanziario 2006 una quota pari al 5 per mille dell'imposta sul reddito dovuta dalle persone fisiche è destinata a scopi di sostegno del volontariato e della ricerca, anche universitaria e sanitaria, a diretta gestione statale, noncé ad attività sociali del comune di residenza, in base alle scelte espresse del contribuente » .
A questo articolo seguiranno i decreti attuativi, che hanno però già una base di esperienza ventennale applicata all' 8 per mille che non viene toccato da questa nuova norma.
Quell' 8 per mille che Giulio Tremonti contribuì a elaborare nel 1985 quale consulente del Governo Craxi.
Due profili almeno dell'odierno provvedimento vanno considerati: quello del principio di sussidiarietà; quello della scelte offerte al contribuente.
Il principio di sussidiarietà si fonda su libertà e responsabilità. Il fatto che i contribuenti sappiano che una parte delle loro imposte va a finanziare specifiche attività di ricerca e di socialità, su cui dovrà essere dato loro un limpido rendiconto, è molto importante. Spinge i beneficiari dei finanziamenti ad essere efficienti e trasparenti, spinge i cittadini a scegliere con razionalità. Nel nostro Paese c'è già l' 8 per mille che funziona bene e su cui i contribuenti ottengono dai singoli destinatari adeguate informazioni.
In Italia l'esigenza di finanziare di più la ricerca scientifica è molto sentita ed è anche una necessità assoluta, sia per avvicinare i parametri europei di spesa sul Pil sia per migliorare la qualità della ricerca sia per ridurre la quota governata dirigisticamente dalle Amministrazioni Pubbliche, che risulta più alta della media europea.
Tra le iniziative di ricerca scientifica finanziate faticosamente con contributi liberali privati ci sono già esempi italiani di successo. Ma essi sono limitati. Il fatto di generalizzare questi contributi in un contesto di fiscalità farà crescere la civiltà scientifico comunitaria del nostro Paese.
Questo può valere, ma con più difficoltà, anche per le somme destinate alla solidarietà sociale, in un Paese dove lo stato sociale faticherà sempre più ma che non dovrà essere americanizzato. Perché non è questa la nostra cultura sociale che tuttavia sopravviverà solo eliminando sprechi e abusi.
Le scelte offerte al contribuente saranno però di rilevanza cruciale.
Prendendo il caso dell' 8 per mille, la legge stabilisce la destinazione che devono avere i fondi, sia per la parte relativa allo Stato che per quella relativa alle confessioni religiose ammesse ( attualmente sei). Lo Stato destina i fondi per la fame nel mondo, le calamità naturali, l'assistenza ai rifugiati, la conservazione dei beni culturali. Le confessioni religiose non sono omogenee nella destinazione che si articola su varie filiere una delle quali, comune a tutte, riguarda gli interventi assistenziali, umanitari e caritativi.
Per il 5 per mille le scelte ammesse andranno definite privilegiando oggi la ricerca che è il grande ritardo dell'Italia con pesanti riflessi sulla competitività e l'occupazione dei giovani qualificati. In proposito è necessario un chiarimento della norma, che dovrà comprendere sia soggetti pubblici che privati. Il punto è che i soggetti beneficiari dovranno avere un forte accreditamento. Per la ricerca scientifica bisognerebbe ammettere sia quella di base che quella tecnologica. Ovviamente non si potranno finanziare singole università e imprese, mentre potrebbero essere considerati Enti associativi ed aggreganti.
È di estrema importanza che le scelte offerte al contribuente siano ben illustrate in precedenza con una vera e propria azione di comunicazione, che potrà avvenire com'è oggi per l' 8 per mille con pubblicità diretta dei potenziali beneficiari che dovrebbero anche accrescere le certificazioni specializzate.
Il fatto che nel caso dell' 8 per mille i dati più recenti segnalino che ha scelto firmando poco meno del 40% dei contribuenti dimostra che c'è ancora poca informazione e poca consapevolezza, tanto che il 60% residuo viene ripartito sulle percentuali delle preferenze espresse per cinque categorie di beneficiari.
Venendo agli importi possibili, il 5 per mille sul gettito Irpef 2004 corrisponderebbe a una cifra tra i 650 e i 700 milioni di euro, un importo che nel 2006 lieviterà con il gettito. Non si tratta di grandi entità, dato che per passare dall'attuale 1,2% circa di spesa in ricerca italiana sul Pil al 2% medio europeo ci vorrebbero quasi 12 miliardi. Dunque si tratta di un limitato contributo che andrà speso bene, ma che non va svilito anche perché va visto nell'ambito di una Finanziaria da 20 miliardi di euro.
In conclusione. In questa Finanziaria ci sono vari elementi qualitativi di liberalismo sociale, tra cui le interessanti norme sui distretti industriali. Nel complesso tuttavia questi interventi non possono bastare a rilanciare una crescita troppo bassa.
Il tutto potrà crescere anche in quantità se l'enorme spreco da spesa pubblica ( centrale, regionale, locale) calerà. Il fatto che Tremonti ci stia provando ci pare un contributo nell'interesse comune. Perché la sussidiarietà per lo sviluppo non è né di destra né di sinistra.
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