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INVESTIMENTI


Drusiani (Albertini Syz): «Più rischi sui titoli a durata medio-lunga»

Angelo Drusiani, esperto in gestioni di Banca Albertini Syz, la "stretta" è un vantaggio o uno svantaggio per i risparmiatori?
Indirettamente rappresenta un danno, perché il valore complessivo del capitale tende a diminuire in maniera rilevante quando i rendimenti salgono. Non credo, comunque, sia il caso di questo rialzo perché non è robusto. In più va riconoscuto che i mercati avevano già ipotizzato tempo addietro il salto dal 2 al 2,25% e di conseguenza le quotazioni dei titoli a cedola fissa, sia a lunga che a breve durata, hanno già "scontato", ovvero sono scese a fronte della sola aspettativa del rialzo dei tassi.

Chi potrebbe rimetterci di più?
I rischi maggiori sono sui titoli con durata medio-lunga, dai cinque anni in avanti, perché sono hanno le quotazioni più volatili (esposte al rischio dei tassi) quindi a livello quantitativo scendono in misura superiore agli altri titoli a cedola fissa. Anche le durate a diciotto mesi hanno perso terreno da quando è spuntata l'ipotesi della stretta in area euro. Tutta la parte di titoli a cedola fissa è, quindi, esposta al rischio tassi e comunque ha perso un po' di terreno rispetto a fine settembre.

E per chi entra nel gioco adesso?
Il discorso cambia. Premetto che varrebbe la pena di aspettare ancora un po' perché il mercato non ha ancora dimostrato quello che realmente vuole fare. Si attendeva il rialzo dei tassi e le quotazioni erano tornate su valori medio-alti. Questo faceva pensare che da un lato non ci si aspettava più grossi interventi da parte della Bce, ma al tempo stesso si voleva vedere cosa sarebbe davvero accaduto. Quindi ho la sensazione che le quotazioni siano ancora troppo alte in questo momento per entrare sul mercato dei titoli a cedola fissa.

Il miglior mix per coniugare prudenza e difesa dall'inflazione?
Bisognerebbe partire da una quota del 25-30% di titoli a cedola variabile scelti sia fra i Cct che fra i titoli societari che hanno queste caratteristiche. Il Cct ha la cedola indicizzata al Bot semestrale, mentre i titoli societari all'Euribor trimestrale, un sistema che consente di adeguarsi più rapidamente ai cambiamenti del mercato. Sicuramente se i tassi salgono ancora saranno preferibili i titolo a cedola variabile emessi dalle società. Consiglierei ancora un 10-15% di titoli a cedola fissa con durata medio-lunga, perché ho l'impressione che ci saranno ancora delle oscillazioni dei mercati. Quindi, sulla caduta delle quotazioni, forse varrebbe ancora la pena di tenere in portafoglio questi titoli, accanto a un 10-15% di titoli con durata decennale indicizzati al tasso d'inflazione europeo da lasciare in portafoglio fino a scadenza. Sui primi, in teoria, i risparmiatori più aggressivi potrebbero fare un po' di trading perché le quotazioni possono variare di uno, due o anche tre punti nell'arco di questi mesi e quindi non è da escludere l'acquisto e la vendita, anche più volte, degli stessi titoli. Quanto ai titoli a cedola indicizzata all'inflazione, consiglierei di tenerli fermi in portafoglio perché comunque costituiscono una sorta di scudo nei confronti dell'aumento del costo della vita. In ogni caso, il momento per gli amanti dei bond è leggermente migliore, se non altro perché chi investe oggi ottiene indirettamente un rendimento più alto di quello che avrebbe ottenuto due mesi fa.

Perché la Bce aumenta proprio adesso?
Sono stati accusati di immobilismo e ora c'è questa sorta di anelito alla rincorsa dei tassi americani. Un'altra ragione, ovviamente, è che la valutazione di Francoforte è che l'inflazione stia salendo oltre certi livelli e soprattutto che se il dollaro dovesse rafforzarsi nell'immediato gli effetti sull'inflazione sarebbero ancora più evidenti perché ovviamente importiamo petrolio in dollari e di conseguenza i costi a nostro carico sarebbero nettamente superiori. La Bce, che ha il timore folle che l'inflazione esploda e deprima i consumi, di certo interverrebbe nuovamente. Tuttavia al momento non credo che ci siano le condizioni per un'eccessiva galoppata dell'inflazione, né dell'economia, tale da tirare il freno. Inoltre, mentre il Regno Unito prima e gli Stati Uniti poi hanno alzato i tassi per frenare il mercato immobiliare, la Banca centrale europea non l'ha mai fatto. Quindi, indirettamente, questo +0,25% potrebbe essere anche un segnale: attenzione a non alzare troppo i prezzi, altrimenti interverremo più pesantemente per frenare il ricorso ai mutui.

Qual è l'evoluzione prevedibile?
Dipenderà dall'andamento dei tassi americani. Se dovessero salire ancora e andare fino al 5% in teoria la Bce potrebbe arrivare fino al 3% di qui a fine 2006. Viceversa se la Fed dovesse decidere a fine gennaio, qunado ci sarà il cambio di governatore, di fermare il rialzo dei tassi perché ha raggiunto gli scopi desiderati nel senso che i prezzi degli immobili tendono a scendere - anche se non mi pare che sia così - e non si va oltre il 4,5% come è probabile, penso che l'Eurotower potrebbe arrivare al massimo al 2,5% e fermarsi lì. In sostanza la condizione prevalente è che Bce voglia portare il tasso al 2,50% ma non di più e di conseguenza sui mercati potrebbe esserci ancora un piccolo scrollone, in particolare per i titoli con durata medio lunga, e una piccola perdita in conto capitale.



 

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