Il regolamento 2157/2001 è, per sua natura, direttamente applicabile in tutti gli Stati membri sin dall’8 ottobre 2004 ma presuppone, su alcuni punti, l’emanazione di provvedimenti nazionali di attuazione.

Ad esempio, l’art. 68 del regolamento impone agli Stati membri di designare (e notificare alla Commissione) le “autorità competenti” in relazione ad atti ed adempimenti delle SE, mentre l’art. 64 richiede l’adozione di “misure appropriate” nell’eventualità di mancata coincidenza fra sede sociale e sede dell’amministrazione centrale.
L’Italia è fra i Paesi che non hanno ancora provveduto ed anche il recepimento della direttiva 2001/86/CE, intesa a disciplinare la partecipazione dei lavoratori alla gestione, non è ancora completato, nonostante i termini siano scaduti da più di un anno e mezzo.
La Commissione studi del Notariato, in una nota di commento emanata a fine 2004, rilevava come le omissioni del legislatore italiano avrebbero reso impossibile la costituzione di una società europea con sede in Italia. In particolare, la mancata designazione dell’autorità competente ad effettuare i controlli di legittimità sulla fusione e la mancata adozione delle regole di pubblicità del progetto di costituzione di SE holding o del progetto di trasformazione in SE precludono, di fatto, tre modalità di costituzione su quattro. E la mancata emanazione delle norme sulla tutela dei creditori impedisce il trasferimento di sede da uno Stato membro all’altro.
Anche in materia fiscale, il legislatore italiano sembra trascurare il nuovo tipo sociale. Il recepimento, dovuto per il 1° gennaio 2006, della direttiva sulla neutralità fiscale di costituzione e migrazione della SE, è scaduto infruttuosamente come quello del 1° gennaio 2005 per il recepimento della direttiva in materia di dividendi.