La vicenda del rimborso dell'Iva sulle auto passa attraverso la presentazione della specifica istanza, con esiti finali ben diversi dalle aspettative degli operatori. Non alludiamo soltanto alla riduzione del 40% della percentuale di detrazione, ma soprattutto alle difficoltà di compilazione e di calcolo, nonché ai casi di scarsa convenienza nella presentazione.

Acquisti separati
Il modello di istanza prevede un'indicazione separata dei dati. Era logico attendersi una distinzione tra costi di acquisto dell'auto (con Iva detratta al 10 o al 15%) e altre spese (con Iva indetraibile). Invece, anche le altre vanno suddivise in tre voci (carburanti, manutenzioni, altre). Inoltre, per ciascuna delle quattro tipologie occorre indicare il numero di documenti dai quali scaturisce il calcolo. Queste indicazioni vanno fornite per quattro anni, e cioè dal 2003 al 2006. È evidente che le corretta compilazione del modello comporta un non trascurabile lavoro di archivio: occorre recuperare tutti i documenti originali per istruire la pratica, da tenerne poi a disposizione in copia per eventuali richieste degli uffici.

La cessione dell'auto
Se l'auto per cui si chiede il rimborso dell'Iva assolta sull'acquisto (passando quindi dal 10 al 40%) è stata anche ceduta negli anni dal 2003 al 2006, occorre riconsiderare il regime Iva della cessione. In sintesi, la cessione diventa rilevante al 100% ai fini Iva. Per essere concreti, con l'istanza si recupera il 6% dell'imponibile in acquisto (il 30% dell'Iva pari al 20%), ma si deve restituire il 18% dell'Iva sull'imponibile di vendita (la differenza tra il 20% dovuto e il 2%, pari al 20% del 10%, originariamente assolto). Ne deriva che ogni volta che l'imponibile di vendita supera la soglia di un terzo dell'imponibile di acquisto la presentazione dell'istanza non ha senso (almeno per quanto riguarda l'Iva sull'acquisto).

Il ricalcolo delle imposte
Il calcolo delle maggiori imposte (che coinvolge anche l'anno 2006, e cioè un periodo non ancora "dichiarato" al momento della presentazione) è in taluni casi veramente complesso. Pensiamo soprattutto ai soggetti più piccoli, che devono ricalcolare l'Irpef: per le imprese individuali occorre determinare lo scaglione in cui cade il maggior reddito; per le imprese familiari vanno eseguiti i ricalcoli anche sui redditi dei collaboratori; per le società di persone il conteggio comporta inevitabilmente il coinvolgimento delle dichiarazioni personali di tutti i soci. Per arrivare al caso assurdo di un socio di più di una società di persone interessate al rimborso. Per quanto riguarda i calcoli da effettuare, occorre mettere in gioco i minori ammortamenti resi deducibili dal rimborso, le minori deduzioni di costi, le minori agevolazioni fiscali eventualmente spettanti. In casi limite, occorrerà anche rifare calcoli particolarmente complessi: a esempio, il rimborso di una parte dell'Iva sull'acquisto dell'auto ne riduce il costo riconosciuto anche ai fini del calcolo del plafond delle spese di manutenzione deducibili nel periodo di imposta. Insomma, per alcuni versi si tratta di rifare (almeno in parte) la dichiarazione dei redditi e dell'Irap.

I costi ulteriori
Va infine considerato il costo dei compensi professionali di chi presterà assistenza alle imprese per la compilazione del modello. Con l'aggiunta che la parcella del professionista va pagata subito, mentre i tempi del rimborso sono tutt'altro che certi.
Un quadro sconfortante: non è un caso che le prime indicazioni che arrivano dagli operatori inducono a ipotizzare un indice di "abbandono" piuttosto elevato.