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Servono tecnologie flessibili per migliorare i servizi finanziari | |
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Richard Lowrie, Director of Banking Strategy di Sap, ha fatto propri i risultati dell’indagine Efma sulle banche retail europee per esprimere una serie di riflessioni sui possibili “modelli comportamentali” auspicabili per molte delle aziende componenti questo settore.
«Se l’obiettivo è quello di migliorare le performance dei servizi finanziari – ha precisato Lowrie – la prima scommessa da vincere si chiama differenziazione: occorre quindi innovare il front end dell’offerta, creare nuovi modelli di marketing dei prodotti, intervenire su alcuni processi esistenti. Serve però un’architettura di base evoluta, che spesso e volentieri non è stata definita, anche per effetto di una differente visione, fra vendor di tecnologia e banche, di cosa si deve intendere per core banking system. E tutto o quasi dipende dalla qualità del rapporto fra i responsabili di business e gli It executive rispetto a tre linee guida: flessibilità, riduzione dei costi e innovazione di prodotto». Premesso come le grandi banche italiane siano molto più a contatto con il mercato internazionale di quanto non lo fossero in passato e come la necessità di perseguire modelli di vendita multicanale sia una priorità ormai consolidata anche per gli istituti di casa nostra, Lowrie ha fatto presente che, riferendosi ai dati relativi al campione di banche italiane, “più è marcata l’esigenza degli addetti di sportello di avere maggiore tempo e strumenti per gestire la relazione con i clienti più va generata efficienza a livello di sistema di back office: quest’ultimo è il motore delle attività correnti, se il core system è inefficiente gli impatti negativi sui risultati operativi della filiale sono sostanziali. Da qui l’imperativo di investire in risorse It adeguate per porre rimedio a limiti di processo altrimenti difficilmente superabili”. L’invito rivolto da Lowrie alle banche italiane è in definitiva quello di non perdere altro tempo nell’adozione di soluzioni software che possano eliminare il gap oggi esistente, quanto a livelli di efficienza e flessibilità operativa, con gli istituti del resto d’Europa. Anche perchè, e questo è il messaggio finale di Lowrie, “nel 2010 l’It sarà una risorsa integrale delle banche al fine di generare vantaggio competitivo, non sarà più solo uno strumento per sviluppare benefici in termini di cost efficiency e inciderà in modo particolare sui miglioramenti della customer knowledge e dei livelli di servizio alla clientela”.
La nuova frontiera applicativa
Cetif, il Centro di Tecnologie Informatiche e Finanziarie dell’Università Cattolica di Milano, e Sap, istituendo un apposito Osservatorio per monitorare le strategie applicative degli istituti finanziari, hanno messo in evidenza uno dei fattori critici del percorso di evoluzione del settore bancario: il valore indispensabile della flessibilità in risposta al cambiamento. Quale deve essere, in questo processo di trasformazione, il ruolo dell’Infomation Technology, dove devono indirizzarsi quindi le scelte strategiche di investimento quanto ad architetture e applicazioni a supporto dei nuovi processi di gestione? Le prime risposte prevenute dall’Osservatorio dicono che la flessibilità non rappresenta un concetto assoluto, bensì una dimensione relativa, legata inevitabilmente al contesto in cui la banca opera. L’analisi della relazione che intercorre tra risorse It (infrastruttura, dati, applicazioni) e adattabilità al cambiamento (la cosiddetta business agility) ha confermato inoltre come la capacità di un’azienda di rispondere prontamente alle nuove dinamiche di business dipende, in larga misura, dalla flessibilità del sistema informativo e dal livello di interoperabilità delle funzioni, dando per scontato il costante riallineamento verticale di strategia, organizzazione, processi e sistemi. Se l’integrazione e la flessibilità delle applicazioni sono quindi considerati elementi determinanti la competitività delle banche nello scenario economico attuale, anche il ripensamento delle nuove architetture informative, questo dice l’Osservatorio, deve essere concepita per offrire ai sistemi It aziendali l’opportunità di allineare le strategie di sviluppo gestionale alle reali esigenze del business. E l’adozione di Service Oriented Architecture (Soa), di modelli di fruizione applicativa nati in una prospettiva di servizio, sarebbe di fatto la strada maestra per rendere la flessibilità un vero asset strategico.