CAPRI – «Gli imprenditori italiani ragionano con la testa e non con la pancia - ha detto il presidente di Confindustria Luca Cordero di Montezemolo nell’intervento di chiusura del tradizionale convegno d’autunno dei Giovani Imprenditori a Capri, sabato 7 ottobre – e noi vogliamo impegnarci con spirito costruttivo affinché la manovra sia migliorata, ma questa Finanziaria non ci convince perché sembra scritta dalla sinistra massimalista, con il benestare di qualche autorevole esponente sindacale qui presente (il segretario generale della Cgil Guglielmo Epifani, ndr)».
Montezemolo ha riconosciuto che «la riduzione del cuneo fiscale di 3 punti netti per le imprese (gli altri due sono per i lavoratori) è una misura importante per la competitività, che nessun Governo precedente aveva fatto, e rappresenta un elemento importante se vogliamo mettere davvero al centro l’impresa e lo sviluppo». Però con il trasferimento all'Inps di una quota del Tfr, «al di fuori di ogni logica di concertazione, assistiamo ad una sorta di nazionalizzazione di una parte importante di risparmio che impone un carattere dirigistico all'agire economico». Gli industriali inoltre accusano il Governo Prodi di non avere rispettato gli impegni inserendo nella Finanziaria una tassa di successione mascherata. Montezemol ha parlato di «un’imposta che depaupera le risorse create con il lavoro e l'impegno».
«Pochi tagli, nessuna riforma». In un altro dei passaggi dell'intervento conclusivo del convegno di Capri, Montezemolo he detto di non credere che «in nessun altro Paese dell'Ocse ci sia un partito della maggioranza governativa che ritenga di fare una campagna per chiedere che i ricchi piangano», aggiungendo «noi invece vogliamo che possano ridere tutti, anche i più poveri». Nella Finanziaria 2007 «ci sono pochi tagli e nessuna riforma»: purtroppo «abbiamo avuto la conferma delle nostre preoccupazioni per una coalizione di centrosinistra eterogenea e fortemente influenzata da realtà alle quali manca la cultura del mercato, e con scarsa considerazione del ruolo delle imprese».
A onor del vero, comunque, non si può dire che sia stato molto altruismo quando la platea ha sottolineato con un caloroso applauso la domanda retorica che Montezemolo ha fatto al Governo: «Qual è il senso di stabilizzare 150mila precari della scuola?». Una battuta finale è stata riservata anche agli anni di Berlusconi: «Una legislatura che, sul piano delle riforme e delle liberalizzazioni, nonché della competitività generale del Paese, si può definire un' occasione perduta, malgrado la maggioranza di cui il Governo poteva disporre in Parlamento».
Padoa Schioppa: «Nessuna vendetta sociale». Parlando prima di Montezemolo - e dopo il polemico (ma applaudito) intervento di Tremonti – il ministro dell’Economia ha esordito dicendo che non è suo costume dire in pubblico solo le cose gradite all’uditorio. Sul contestatissimo Tfr «è vero che sia per i Comuni che per l'industria il processo di concertazione ha avuto delle falle e me ne attribuisco parte della responsabilità – ha spiegato – ma quando l'imbuto si stringe e ci sono più canali di concertazione non bastano soltanto 24 ore. Ma non credo siano stati fatti errori di sostanza importanti. Per i Comuni la questione degli investimenti è stata risolta, la maggiore autonomia è esattamente quello che hanno richiesto, la cifra finale (dei tagli, ndr) era esattamente quella indicata. Sul Tfr invece – sottolinea ancora Padoa Schioppa – si parla solo dei flussi nuovi: nessuno ha mai parlato dei flussi vecchi». Nella Finanziaria «non c’è nessuna vendetta sociale: per il 90% degli italiani non aumentano le tasse e sopra i 75mila euro ci sono il 2% dei contribuenti».
Tra qualche contestazione della platea il ministro dell’Economia ha aggiunto che «quella del Tfr non è la storia principale da raccontare, quando si parla di quello che questa Finanziaria ha fatto per le imprese. Credo che vada sdrammatizzato il problema del Tfr: è una tragedia che non c'è e che rischia di nuocere anche alla serietà di chi l'ha allestita», perché «non c'è nessuna penalizzazione in conto economico e in conto patrimoniale».
La manovra da 33,4 miliardi di euro era necessaria: così Padoa Schioppa ha respinto le critiche di coloro che sostengono che sarebbe stata sufficiente una Finanziaria da 15 miliardi. «La manovra era necessaria perchè 14,8 miliardi non bastavano: 7,5 miliardi servivano per il cuneo, 4 per gli investimenti pubblici, uno per finanziare la missione in Libano, uno, per quanto insufficiente, per il rinnovo del contratto del pubblico impiego, 500 milioni per il rinnovo dei contratti di programma che lo Stato ha con le Poste e altri enti, un miliardo per dare un minimo di ossigeno ai ministeri. E questi soli sono 15 miliardi. Se bastava risanare i conti come si facevano tutte queste cose?», ha concluso il ministro.