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Le emittenti che cambiano
La tecnologia numerica ha trasformato anche il modo di lavorare di produttori e addetti al montaggio dei programmi.


La tecnologia digitale ha mutato non solo il modo di guardare ma anche il modo di fare tv: dalla produzione alla post-produzione, dall'acquisizione delle immagini, in studio o all'aperto, fino alla messa in onda. Cambia il modo di lavorare, di concepire la narrazione per immagini (nella fiction per il piccolo schermo come nel cinema), si trasforma la gestione delle informazioni video in una rivoluzione epocale, paragonabile per impatto alla fine dell'era del piombo nei giornali sull'onda della videocomposizione con il computer e dei word processor. Per accorgersi dell'evoluzione basta ripensare per un attimo a qualche anno fa e ricordarsi di come un faretto mal posizionato creasse una scia luminosa accecando la telecamera. E che dire degli effetti speciali, quei giochi di luce, tanto grossolani da risultare fastidiosi. Ora siamo abituati, ma quasi non ce ne rendiamo conto, a una tv diversa, digitale nel suo cuore produttivo, prima che nel sistema di trasmissione. La televisione digitale terrestre è il naturale completamento di questa trasformazione.

L'evoluzione delle emittenti.
La grande trasformazione è avvenuta con il passaggio dai sistemi di registrazione e montaggio analogici (la catena di apparecchiature composte da telecamere, banchi di regia/editing/effetti e sistemi di archiviazione dei nastri, prima a bobine - i famosi Ampex - poi in cassetta) a quelli digitali. È stato un processo lento che ha portato alla progressiva sostituzione dei camcorder e dei videoregistratori. I due principali player di questo settore, Sony e Panasonic, hanno sviluppato sistemi digitali (Betacam Sx, DvCam e DvcPro) con l'obiettivo di assicurare la riproduzione dei nastri analogici preesistenti. Adesso invece si punta alla memorizzazione su dischi fissi e su schede di memoria sempre più capienti: l'era del nastro sta finendo. Il mantenimento degli investimenti tecnologici pregressi e del patrimonio in contenuti e filmati rappresenta però un elemento cruciale.

Montaggio digitale
I sistemi digitali hanno portato due grandi innovazioni: l'editing non lineare e l'informatizzazione delle emittenti. Prima dell'arrivo di telecamere e Vcr (Video cassette recorder) numerici il montaggio era eseguito manualmente e il "taglia e incolla" presupponeva l'uso di taglierine e scotch per uniregli spezzoni del nastro. Con i Vcr comandati da computer e la registrazione su disco fisso le fasi di editing sono diventate, a partire dagli anni 90, più veloci ed efficienti: basta trascinare con il mouse le clip che rappresentano una serie di scene per realizzare le sequenze aggiungendo suoni ed effetti speciali.

L'evoluzione.

I primi sistemi per il montaggio erano costosissimi e basati su piattaforme hardware proprietarie non intercomunicanti con gli altri apparati. Ad esempio, uno dei primi sistemi controllati da computer, l'Ampex Edm-1 del 1976, costava ben 95mila dollari dell'epoca. L'evoluzione dell'editing ha seguito il trend tradizionale dell'informatica. Dalle workstation Unix, tipicamente Silicon Graphics (ma anche Apple Macintosh), si è arrivati ai personal computer. I pc attuali, dotati di processori veloci e dischi di grandissima capacità, nonché la diffusione del formato compresso Mpeg-2 (quello del Dvde del Dvb) permettono di abbattere i costi senza pregiudicare troppo le prestazioni rispetto agli standard digitali non compressi (D3) apparsi a partire dal 1992. Anzi, si nota un livellamento delle performance tra le telecamere consumer e quelle professionali. Questo consente alle piccole emittenti di ridurre gli investimenti e si crea un nuovo approccio ai telegiornali: con i moderni camcorder e un notebook un solo giornalista o un operatore può confezionare un servizio sul campo.

Transizione.
Nella transizione al digitale si richiedono comunque investimenti onerosi per i broadcaster storici che devono riqualificare il personale trasformando gli operatori Rvm (Registrazione video magnetica) in esperti di software Nle (Non-Linear editing), come gli Avid, e di programmi per effetti speciali di Adobe o di Alias|Wavefront>.

Un computer in sala regia
I computer hanno cambiato anche le riprese in studio: non è infrequente l'utilizzo di sistemi per l'animazione o il ricorso a tecnologie mutuate dalla visualizzazione 3D per creare studi scenografici virtuali (come quelli offerti da Radamec per esempio) che non esistono in realtà ma che gli spettatori percepiscono come reali in una nuova dimensione della visione. Ma la digitalizzazione el'avvento dei personal computer nella produzione/post-produzione hanno creato un altro fenomeno: il broadcasting è divenuto un terreno di caccia delle major dell'informatica da Ibm a Sun fino a Sap, da Cisco a Emc. Infatti, da un lato si utilizzano reti, architetture e sistemi (storage e server per il video) direttamente mutuati da quelli che "muovono" le aziende, dall'altro si punta all'integrazione con i sistemi informativi che gestiscono l'emittente dal punto di vista operativo (fatturazione della pubblicità, gestione dei palinsesti per esempio).

Archiviare con i bit
Con il digitale i contenuti archiviati, prima sostanzialmente irreperibili, diventano ora materiali facilmente gestibili con i database e riutilizzabili infinite volte. Si riducono i costi, fattore cruciale in un mercato pubblicitario in calo, e si abbatte il time to market nella creazione dei programmi; inoltre, si formattano i contenuti per media diversi, Web compreso. Ora la prossima sfida è sugli agenti intelligenti in grado di ricercare le immagini automaticamente.



 

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