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17 ottobre 2006

Bersani: esenzione dal Tfr fino a quaranta dipendenti

di Giorgio Santilli

«La discussione della Finanziaria che comincia ora in Parlamento deve essere un'occasione per una migliore comprensione fra Governo e mondo delle imprese.

Un dialogo che va recuperato in tre mosse. Le prime due spettano a noi, la terza alle imprese». È il disegno di Pierluigi Bersani per riavviare un rapporto con il mondo dell'impresa, molto stressato dopo ilTfr,il codice ambientalee le polemiche sulla Finanziaria. Il ministro per lo Sviluppo economico ammette la difficoltà, soprattutto di «linguaggio», all'interno del Governo. «Dobbiamo rendere più evidente — dice — che la riscossa di questo Paese passa per due elementi: uno è di maggiore equità; l'altro è la comprensione che protagonista di questa riscossa devono essere i sistemi delle imprese. Questo messaggio — spiega —deve essere intimamente amichevole, non superficialmente ».

Ministro Bersani, quali sono le tre mosse che propone?

Partiamo dalla prima. Dobbiamo aggiustare alcuni elementi della manovra,nel dialogo con attori sociali e forze parlamentari. A cominciare dal trasferimento del Tfr. C'è la possibilità di riarticolare quella norma, alleggerendo le piccole e medie imprese.Va fatto con una proposta da discutere anche con il mondo delle imprese, in modo da superare l'accusa di mancanza di concertazione.

Pensa a una soglia di esenzione?

Va redistribuito il carico. Non mi fermerei a dieci.

Si parla di una soglia di 30-40 dipendenti.

Potrebbe essere. Oltre quella soglia il ricarico di rimando potrebbe essere troppo incisivo.

E le compensazioni?

Dobbiamo rafforzare gli strumenti che facilitano l'accesso al credito in termini di garanzia.

Pensa al fondo digaranzia?

Come era stato impostato non era sostenibile perché era in contrasto con le norme Ue. Dobbiamo studiare misure che risolvano il problema dell'accesso. Io ho già inserito in nuce nella Finanziaria il concetto di finanza di impresa per sviluppare questo tipo di politica con canali tradizionali, come i consorzi di garanzia e i consorzi fidi, o innovativi, come i bond di distretto e il venture capital.

Quanti fondi sono disponibili?

Trecento milioni, ma ci sono anche i fondi per le compensazioni del Tfr di Damiano, 500 milioni dal 2008. Però dobbiamo pensare anche ad altre correzioni, sulle successioni oppure sulla contribuzione di artigiani e commercianti.

Minori aumenti dei contributi?

Dobbiamo portare la contribuzione per lavoratori dipendenti e autonomi al livello fisiologico. Questo resta l'obiettivo. Conosciamo la richiesta delle Pmi di vederlo diluito. Dobbiamo valutare se sia possibile. E con attenzione ancora maggiore dovremo valutare qualche margine di correzione sugli apprendisti.

E sulle successioni?

Quel meccanismo è parso farraginoso e non equo. Rendiamoci disponibili a una modifica e lasciamo valutare il Parlamento. Ma dico anche che dobbiamo chiarire meglio la nostra strategia sull'evasione fiscale.

In che senso?

Dobbiamo spiegare che è mirata a combattere la forma di concorrenza sleale più grave che ci sia in un paese. E a una riduzione delle aliquote entro tre anni. L'obiettivo della legislatura è pagare tutti per pagare meno. Ieri ho letto di una curiosa frase di Briatore che considera assurdo pagare le tasse. Noi chiediamo l'esame di cittadinanza agli islamici, non vedo perché non dovremmo chiederlo a Briatore.

Quindi la prima mossa sono gli aggiustamenti alla Finanziaria. La seconda?

Dobbiamo convocare subito il tavolo per l'aggiustamento del sistema previdenziale, per arrivare all'accordo entro marzo. E dobbiamo impostare la contrattazione per il pubblico impiego in modo da ottenere mobilità e produttività, su cui ci siamo impegnati. Infine, dobbiamo dare coerenza al processo di liberalizzazione, mostrando vigore nel gestire in Parlamento le leggi già in discussione. Dobbiamo chiedere che l'opposizione sia coerente, misurandosi con queste riforme.

Lei tenta di accrescere il peso riformistico nella Finanziaria. Ma non crede ci sia stato uno spostamento eccessivo dall'obiettivo dello sviluppo a quello dell'equità?

Questa è stata l'impressione, non c'è dubbio. Ma dobbiamo considerare la manovra non solo in sé, bensì anche per gli elementi che induce di riforma. Perché con questa manovra noi abbiamo messo in moto anche una legislazione e dei patti. Nei prossimi sei mesi si vedrà che in realtàc'è un elemento di coerenza più di quello che sembri.

La terza mossa?

Chiariti via via questi aspetti problematici, possiamo chiedere alle imprese che abbiano voce anche altri aspetti della manovra che fin qui non l'hanno avuta.Colgo elementi di pregiudizio su cui vorremmo essere tranquillizzati.

Pregiudizio su cosa?

Con tutte le difficoltà, questa manovra ha fatto alcune cose importanti. Primo, in un anno solo e non in due o tre anni come ci si accusava di voler fare, torniamo a far scendere il debito, ci mettiamo in regola con il deficit e ricostruiamo l'avanzo primario. Secondo, per le imprese, in modo automatico, come vogliono, noi facciamo operazioni tipo il cuneo fiscale, i crediti d'imposta per la ricerca e per il Sud. Ricordo che la riduzione di un solo punto del cuneo fatta da Tremonti fu salutata come un successo.

Qual è la conclusione?

Terremo conto delle critiche, però attenzione: se passasse l'idea che qualsiasi cosa fai c'è un pregiudizio o ci si arrende alla demagogia, allora davvero diventa difficile il dialogo. Credo che si debba cercare tutti, in questi appuntamenti che arrivano, di tenere un equilibrio maggiore di quel che c'è stato finora.

Una raffica di critiche da Confindustria vi è arrivata sul codice ambientale.

Occorreva evitare che un'eccessiva disinvoltura della scorsa legislatura ci mettesse in difficoltà con le norme Ue. Una risposta semplicemente difensiva del mondo industriale sarebbe sbagliata perché occorre invece lavorare per ritrovare un vero punto di equilibrio fra industria e ambiente. Quel testo, però, ha un iter ancora molto lungo e ci sarà modo e tempo per fare correzioni.

Su quali aspetti?

Il problema era consentire intanto una discussione parlamentare. Ma il Consiglio dei ministri ha già messo a verbale,su mia proposta, che restano aperti temi come i rifiuti, le materie prime seconde, i sottoprodotti. Su questo mi sento di tranquillizzare le imprese, valuteremo le soluzioni con il confronto.

Critiche vi sono arrivate anche sul piano delle emissioni in attuazione di Kyoto.

Per ora non mi pare.Mi pare invece che si sia fatto, nelle difficilissime condizioni date, un buon lavoro.Ma siamo pronti a puntualizzarlo con le imprese già nei prossimi giorni.

Su Alitalia, le piace l'idea di un'alleanza con una compagnia del sudest asiatico?

Per fare le alleanze bisogna essere in due.

La proposta di Rutelli di rafforzare Fiumicino a scapito di Malpensa? Non sembra un aiuto alla soluzione della questione settentrionale.

Non si può continuare a tirare da una parte e dall'altra la coperta di Alitalia, che è già molto corta. Lo sviluppo di un sistema aeroportuale non può dipendere da una sola compagnia. Semmai noto che il drenaggio del traffico verso altri hub europei dal Nord Italia avviene grazie a un sistema che vede un aeroporto ogni 50 chilometri lungo l'asse fra Torino e Venezia.

Ma il tema delle alleanze per Alitalia è prioritario?

Credo sia necessaria prima una robusta riorganizzazione della compagnia e un'idea più chiara su cosa possa fare.



 

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