Il 99,5%delle imprese italiane saranno escluse dal trasferimento forzoso all'Inps del Tfr inoptato che riguarderà il restante 0,5%, ovvero le 23mila aziende con oltre 50 dipendenti.
È questo l'effetto dell'annunciato accordo di massima raggiunto giovedì dal Governo con le parti sociali sullo spinoso tema del trattamento di fine rapporto, sul quale interviene il vicepresidente di Confindustria, Alberto Bombassei: «Gli imprenditori sono abituati a fare i conti — afferma — ed in assenza di alternative concrete, abbiamo considerato che impegnare a un maggior sforzo 23mila imprese mediograndi, comprese le banche, le assicurazioni, i grandi servizi commerciali, escludendo oltre quattro milioni di piccole imprese, potesse rendere meno inaccettabili le decisioni del Governo in materia di Tfr». Le imprese sopra i 50 dipendenti, peraltro, equivalgono al 15% delle aziende aderenti al sistema di Confindustria.
Bombassei ribadisce che Confindustria giudica«sbagliata nella forma e nella sostanzae per di più ingiusta», la scelta del Governo ditrasferirein modo forzoso parte del Tfr all'Inps: «L'intesa di massima non è una soluzione di nostra soddisfazione — sostiene — perché conferma il principio del trasferimento forzoso allo Stato. Ma a fronte della proposta alternativa con la quale il Governo riteneva di superare le nostre obiezioni inserendo una franchigia di esenzione per i primi 10 dipendenti in tutte le imprese, abbiamo ritenuto preferibile costruire un insieme coerente di soluzioni che potesse superare le storture che inopinatamente il Governo ha introdotto, rispetto alla struttura della previdenza integrativa, messa a punto a novembre del 2005 dopo una faticosa e delicata trattativa». Gli industriali ribadiscono le critiche al meccanismo introdotto in Finanziaria, perché «incide sulla capacità che ogni lavoratore ha di scegliere in piena autonomia dove destinare i propri soldi», e perchè «va a toccare un punto debole di gran parte del nostro sistema industriale »,ovvero «la struttura patrimoniale, specie per quanto riguarda le piccole imprese».
Ma accanto alle critiche sull'impianto del provvedimento, il vicepresidente degli industriali sottolinea positivamente altre due novità su cui giovedì sera si è registrata una convergenza con il Governo: «Questa situazione sarà temporanea, visto l'impegno del Governo a rivedere la normativa già nel 2008 — aggiunge —. Inoltre, il trasferimento forzoso diventerà effettivo per le aziende aldi sopra dei 50 dipendenti soltanto se nel luglio del 2007 scatteranno le compensazioni per le imprese». Questa era per Confindustria una condizione irrinunciabile: «Se a quella data non ci saranno le risorse per le compensazioni— aggiunge Bombassei — non ci sarà neppure alcun trasferimento all'Inps ma neanche ai Fondi pensioni».
Le compensazioni individuate sono quelle previste dalla riforma Maroni, ovvero lo "sconto" dello 0,15% del fondo di garanzia all'Inps e dello 0,19% degli oneri impropri sul costo del lavoro,pari ad un abbattimento dello 0,34% del monte salari.
Il direttore generale di Confindustria, Maurizio Beretta,aggiunge un'importante novità: «Le compensazioni dovranno partire dal 2007 e non come stabiliva la Finanziaria dal 2008».
Confindustria ha anche calcolato l'effetto delle compensazioni per le 23mila imprese, ipotizzando che il ricorso alle banche per reperire le risorse in precedenza garantite dal Tfr lasciato dai lavoratori in azienda, abbia un costo medio del 6%: «Abbiamo calcolato — afferma Beretta — che con il sistema delle compensazioni si dovrebbe in molti casi quasi annullare il maggior costo finanziario per le imprese».
L'attenzione è spostata a lunedì pomeriggio, quando è previsto un nuovo incontro tra il Governo e le parti sociali: «Avendo individuato la soglia di esonero dei 50 dipendenti,abbiamo creato le condizioni per limitare al minimo glieffetti negativi della misura — aggiunge Beretta — escludendo tutte le piccole imprese e trovando compensazioni per le grandi. Vedremo se sarà possibile fare passi in avanti».