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28 novembre 2006

«La cura Prodi fa male ai conti pubblici»

di Mauro Meazza

«Basta leggere i numeri del Governo per verificare che, dopo la cura Prodi, il deficit risale sopra il 3% e la crescita sotto quella del 2006 e sotto la media europea. Quanto all'equità, basta andare in giro per strada per sentire come la vivono i cittadini». Giulio Tremonti boccia le misure per il 2007 proposte da Governo e maggioranza: nessun risanamento dei conti, nessuno sviluppo, nessuna equitàsociale.
«Questa Finanziaria è sostanzialmente irrilevante per gli alti redditi, è massacrante per i redditi medi, è regressiva nei confronti dei bassi redditi». E rincara: «È regressiva come una moderna e plurima imposta sul macinato: mentre la tasca sul cittadino resta una sola, le mani del Fisco si allungano 67 volte. Con bolli auto sulle utilitarie, più Iva sul riscaldamento e più ticket sulle ricette. E questa è solo la prima ondata,perché poi verranno addizionali, rendite catastali, prelievo sui BoT e cosìvia».
Il vicepresidente di Forza Italia argomenta le critiche senza rinunciare a qualche battuta e a qualche frase ad effetto.E indica le cause politiche che portano alla situazione attuale. «Non uso immagini aziendali,ma per mettermi in sintonia con il lettore dirò che Prodi è come un amministratore delegato che ha avuto il mandato dell'assemblea con pochi voti di scarto e fin da ora sa che un grosso blocco di azioni di sostegno è giàstato venduto a termine (vedi i sondaggi). Un amministratore in queste condizioni non può onestamente impegnarsi in operazioni strutturali di riorganizzazione. Questa è la situazione di Prodi in attesa della prossima assemblea».
Onorevole Tremonti, questa manovra è quindi tutta da buttare?
Vogliorisponderle con un ragionamento più ampio. Secondo il Governo,la manovra ha tre obiettivi: risanamento dei conti pubblici, sostegno allo sviluppo economico, equitàsociale. A mio giudizio (ed è questa la ragione del mio voto contrario, un voto contrario a posteriori, non a priori)il disegno di legge finanziaria non centra nessuno di questi obiettivi.
Eppure il Ddl muove oltre 35 miliardi.
Bene, partiamo proprio da qui, cioé dal «risanamento dei conti».La previsione della Commissione europea — che io condivido — è che nel 2008 l'Italia risalga sopra il 3 per cento. Se la manovra fosse veramente strutturale, di«risanamento epocale»,dovremmo invece aspettarci di scendere all'1 o al 2 per cento. Tornare sopra il 3% è l'opposto del risanamento strutturale.E significa che serviràuna manovra anche l'anno prossimo per riportare il deficit sotto il 3 per cento.
Perché questa inefficacia della manovra?
Per più ragioni. Perché la Finanziaria continua a contenere alcune grandi incognite. In primo luogo le sorti del Tfr, che a loro volta dipendono direttamente dalla discussione sulle pensioni, e dal connesso clima di incertezza che ne deriverà. Inoltre, ci sono nella Finanziaria misure di contenimento della spesa pubblica i cui effetti sono semplici atti di fede. Poi ci sono gli effetti attribuiti alla lotta all'evasione, che sovvertono i criteri ordinati di buona amministrazione (prima si incassa, poi si calcola e non viceversa). E, in aggiunta, la discussione parlamentare ha rispettato la forma, ma non la sostanza del criterio dei «saldi invariati». Anzi: è stata introdotta una quantitàimpressionante di voci incrementali della spesa pubblica e gli originali elementi di rigore sono stati rimossi o affievoliti. Molte coperture sono state «inventate »in Parlamento.
Infine, non vi sono ipotesi di riforme strutturali. All'opposto, dal mercato del lavoro alle pensioni, gli impegnibase contenuti nel programma di Governo non sono per riforme, ma all'opposto, per la controriforma delle nostre riforme del lavoro e delle pensioni.
E non c'è nessuna misura di sviluppo, a suo giudizio?
È proprio sullo sviluppo che emerge la differenza tra la nostra visione politica e quella del Governo. Le indico qualche cifra e qualche percentuale: le ipotesi più ragionevoli ci dicono che l'Italia chiuderàil 2006 al 3,5% del Pil. Per il Governo, l'obiettivo per il 2007 è la convergenza al 2,9 per cento. Questa differenza di circa 0,6 punti è di 7o 8 miliardi di euro. Quanto basta per correggere i conti pubblici. Per tranquillità, possiamo dire che la correzione necessaria per l'Europa è di 15 miliardi. Ma per arrivare a 35 ci sono ancora 20 miliardi. È in questa cifra che si colloca la differenza tra noi e loro.
Cioé?
La loro filosofia politica è interventista e si basa sul presupposto che lo sviluppo non lo fa l'economia, ma lo fa il Governo. Per la sinistra, i soldi li sa usare meglio il Governo di quanto non sappiano fare i lavoratori, le imprese, i consumatori. E questa è l'applicazione in campo economico di una visione politica più generale: l'idea che la materia prima della vita non sia il lavoro ma la politica. Più in profondità, c'è una simmetria tra questo disegno economico e la filosofia politica della sinistra:una filosofia che vuole estendersi a tutti i campi dell'esistente. Ad esempio, il progetto del ministro della Salute di intevenire contro chi fuma, chi beve, chi è obeso: l'idea è che l'uso di alcool o tabacco o l'obesitànon sono solo responsabilitàdell'individuo verso se stesso, ma una responsabilitàsociale. Non un dovere personale, ma un dovere politico. Ne emerge un disegno che costituisce versione moderna, etica e benevola, dell'eugenetica. È l'ossessione della sinistra: in versione postmoderna, è sempre il disegno verticale della societàperfetta, che vede attivo il Governo e passiva la società.
Quindi il Governo deve lasciar fare all'economia...
Non ho detto questo. Market if possible, government if necessary.
Cioé: fuori da quel disegno assoluto che le ho descritto, non c'è un'obiezione di principio contro l'intervento pubblico. Se la Finanziaria avesse concentrato quei 20 miliardi di differenza su incentivi alla ricerca, allo sviluppo, su grandi direttrici di interesse comune per il futuro del Paese, non avrei avuto nulla in contrario.Ma chi legge la Finanziaria non trova questo, bensì il suo opposto: una dispersione clientelare, a pioggia, di capitali su una quantitàimpressionante di voci improduttive.
Può fare qualche esempio?
Scorra l'elenco dei fondi istituiti e ci troveràquesta dispersione in voci che a loro volta saranno origine di nuova spesa pubblica futura.
Almeno, però, le entrate fiscali vanno bene. C'è addirittura un surplus rispetto alle previsioni e si discute su come utilizzarlo...
Ho sostenuto nel corso del 2005 — l'archivio del Sole24 Ore lo testimonia —che i dati positivi del Fisco sarebbero venuti dall'economia,merito non tanto del Governo in carica quanto degli Italiani.Tenderei a escludere che si tratti di un merito retroattivo del Governo successivo. Ma vorrei fare due precisazioni sull'andamento delle entrate...
Prego.
Non si sono mai viste le mele cadere in salita. Da Newton in poi, le mele vanno in discesa. Quindi, la causa del buon andamento del 2006 va cercata nel 2005. E giànel 2005 notavo, pur in assenza di indicatori statistici, che era in atto una ripresa dell'economia, causata da una vasta ristrutturazione produttiva. Inoltre, questi dati smentiscono quanto sostenuto dall'attuale Governo e dimostrano invece che le misure fiscali precedenti non hanno asportato ma hanno portato nuova materia imponibile.
E che fare di questo surplus?
Se non ricordo male, il Patto di stabilitàimpone che le maggiori entrate debbano essere destinate a ridurre il deficit.Considerando che il deficit non sta andando verso lo 0% ma verso il 3%,dobbiamo seriamente presumere che le maggiori entrate siano giàimpegnate.
Non dobbiamo quindi attenderci nessuna riduzione delle tasse?
Un Governo che parla di ridurre le tasse, sta ammettendo di averle aumentate. Capisco che stiano cercando di uscire dalla trappola "fiscale" in cui si sono messi, ma credo che questo dibattito sulle entrate, versione odierna della tragicommedia sulla Finanziaria, sia ulteriore prova dei limiti tecnici del Governo.
Come se ne esce? Allargando la maggioranza? Lei, del resto, nel 2004 parlava delle difficoltà dei governi «convenzionali»...
Nel 2004, in effetti, notavo che l'intensitàdei problemi stava giàdiventando tale da mettere in crisi i governi convenzionali. Se il mondo cambia,la politica non può restare uguale. Se il mondo si unifica nella competizione globale, è difficile governare con il divisionismo locale.
La profezia delle grandi coalizioni si è avverata. In Germania, in Austria, in Olanda.
C'è uno schema fisso:il Governo in carica perde. A parte quello italiano, che pareggia... ed esclusa la Svezia, dove il Governo ha perso e ha vinto l'opposizione. In Germania, in Austria e in Olanda, il Governo perde e il paese diventa ingovernabile.Almeno con il metro convenzionale. La politica non va da destra a sinistra e viceversa, ma va contro il Governo in carica. E i paesi diventano ingovernabili. È difficile governare con il 51%, è impossibile con il 50,0 per cento.
E quindi in Italia...
... in Italia, se vuole un'altra profezia,la formula di soluzione non può essere costituita da astrazioni tipo«grande centro». Piuttosto, in teoria, da una grande coalizione in cui le forze politiche conserverebbero le loro identitàstoriche, ma si unirebbero per un tempo dato, su un'agenda definita. Credo che la specificitàdella politica italiana renda quasi impossibile questo tipo di soluzione, soprattutto per le maggiori difficoltàche si trovano a sinistra, dove la componente «riformista» è minoritaria rispetto a quella «antagonista».
E quale potrebbe prevalere?
È fortemente probabile che prevalga la componente antagonista, così come è fortemente probabile una vittoria elettorale del centro destra. Esaurito il grande ciclo storico della spesa pubblica,non vedo un grande futuro per la sinistra «governista », né in Europa, né in Italia. Un conto è governare facendo deficit pubblico, un altro avendo il deficit pubblico. Un contoè finanziare a debito l'intervento pubblico, seguendo una politica storicamente tipica della sinistra, un conto è finanziarlo in presa diretta con le tasse.Il bilancio di questa politica non può essere in pareggio ma è sempre in perdita. Il consenso che guadagni con la spesa, lo perdi anche del doppio — con le tasse. Ed è esattamente quel che sta succedendo al Governo Prodi e alla sua maggioranza.
«Nella maggioranza la componente riformista è minoritaria rispetto a quella antagonista» «Se ci fosse davvero un risanamento epocale non dovremmo tornare al 3% nel 2008» «Nella manovra quantità impressionante di spese clientelari e a pioggia» «È quasi impossibile una grande coalizione in Italia, per le divisioni nel centrosinistra» Ex ministro. Giulio Tremonti, 59 anni, è stato titolare dell'Economia nel secondo e terzo governo Berlusconi



 

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