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24 ottobre 2006

Prodi: avviati i fondi integrativi

di Massimo Mascini

Governo, Confindustria, Cgil,Cisl e Uil hanno firmato ieri a Palazzo Chigi l'accordo sul Tfr.

«Un'intesa importantissima — ha detto Romano Prodi— che avrà grandi conseguenze, perché il sistema finanziario italiano potrà giovarsi di nuove cospicue risorse e perché i lavoratori potranno integrare la loro pensione». L'accordo anticipa di un anno, al primo gennaio 2007,l'avvio della previdenza integrativa, data alla quale scatteranno le compensazioni previste dalla legge per le imprese che perderanno la gestione delle risorse prima a loro disposizione fino alla quiescenza dei lavoratori. Dal primo gennaio saranno i lavoratori a decidere la sorte del loro Tfr, se mantenerlo in azienda o invece destinarlo ai fondi della previdenza integrativa. Varrà comunque la clausola del silenzio assenso per cui il Tfr dei lavoratori che non avranno deciso andrà automaticamente ai fondi pensione. L'accordo prevede che il 100% del Tfr che resterà alle aziende con più di 50 dipendenti venga trasferito a un fondo della Tesoreria istituito presso l'Inps. Per tutte le aziende che perderanno la gestione del Tfr, sia che questo vada ai fondi pensione, sia che vada nel fondo presso l'Inps, scatteranno però le compensazioni stabilite dall'accordo di ieri. La Confindustria ha ottenuto anche la conferma della soglia dei 50 dipendenti oltre la quale scatta il trasferimento forzoso al fondo presso l'Inps, e anche la temporaneità del provvedimento. L'intesa prevede infatti un impegno del Governo a rivedere l'accordo nel 2008. Il ministro dell'Economia Tommaso PadoaSchioppa nel commentare questo aspetto particolare dell'accordo ha detto di non prevedere per quella data una revoca del provvedimento, ma semmai degli aggiustamenti.
In realtà tutto dipenderà dalla gestione di questo sistema. Resta il fatto che il mondo della produzione ha gestito un compromesso sulla soglia dei 50 dipendenti per evitare che passasse l'ipotesi iniziale su cui puntava il Governo che fissava il limite a 10 addetti. Si è scelto,in pratica, il male minore, un fatto che tuttavia ha lasciato uno strascico di malumori che ha avuto un'eco anche al direttivo della Confindustria di ieri mattina, dove alcuni esponenti hanno protestato e, in particolare, la presidente di Assolombarda,Diana Bracco, che ha chiesto alla presidenza di firmare solo con riserva questo accordo in attesa di verificare la reale presenza delle compensazioni promesse. Nel complesso però, e di questo il presidente Luca Cordero di Montezemolo si è compiaciuto, l'unità del sistema di Confindustria ha retto molto bene, le aziende di maggiori dimensioni si sono accollate un maggior onere per salvaguardare le piccole imprese che avrebbero potuto avere guai seri. E non a caso accanto a Montezemolo ieri a Palazzo Chigi c'era anche Giuseppe Morandini, il presidente del Consiglio della Piccola impresa di Confindustria. Adesso si tratta di andare avanti, ha sottolineato il vertice di Confindustria, aggredire gli altri nodi, quelle disposizioni della Finanziaria che palesano l'esistenza di un clima di ostilità nei confronti dell'impresa, prime tra le altre le modifiche al codice ambientale, e pensare allo sviluppo, alle liberalizzazioni, alla scuola e all'università.
L'importanza dell'accordo è stata sottolineata da tutti, un provvedimento a favore delle nuove generazioni, dei giovani, come hanno rilevatosia Montezemolo che i segretari generali di Cgil, Cisl e Uil, più che soddisfatti per l'anticipo del varo della previdenza integrativa, provvedimento che attendevano da troppo tempo. Il ministro dell'Economia ha minimizzato i costi delle compensazioni, poche centinaia di milioni di euro, la cui copertura, ha detto, «è già nella legge finanziaria». Ma Padoa Schioppa ha anche espresso soddisfazione perché l'intesa, ha detto, «cancella una forma primitiva di finanziamento alle imprese».



 

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