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Il premier, Romano Prodi (Ansa)

11 novembre 2006

Prodi: «Paese impazzito. Troppa ferocia contro i tagli»

«Questa Finanziaria ha degli aspetti paradossali: c'è una ferocia contro i tagli che abbiamo fatto, che sono stati meditati, giusti, seri. Una ferocia impressionante». Lo ha detto Romano Prodi interpellato dai cronisti a Crevalcore (Bologna) in occasione dell'inaugurazione del raddoppio della tratta ferroviaria nel luogo in cui il 7 gennaio 2005 ci fu l'incidente che provocò 19 morti. «Io ho fatto una Finanziaria che pensa allo sviluppo domani e dopodomani, nei prossimi anni e a ricostruire il paese», ha chiarito il Presidente del Consiglio, che ha aggiunto «Nessuno vuole che si taglino le spese che lo interessano. Poi - riferendosi alle critiche sul capitolo fiscale - si dice: "Troppe tasse". Ma la quantità di imposte è minima. Siamo intorno ai 3 miliardi di euro su una Finanziaria di 40-41 miliardi, vedremo il definitivo. E si continua a lavorare commentando fatti inesistenti». «Quindi io sono estremamente tranquillo - ha ribadito - quando avremo la Finanziaria definitiva la gente farà i conti e, soprattutto, quando ci saranno le conseguenze sullo sviluppo dell'economia, allora credo che la gente sarà contenta. È inutile fare politica vivendo sull'oggi. Ormai siamo in un Paese impazzito che non pensa al domani».
Ammette, il Presidente del Consiglio che «Con una Finanziaria del genere si fanno molti scontenti». Ma questo «non mi fa paura. Perchè non ci sono le elezioni imminenti, e perchè è ora che i politici governino anche scontentando, ma per il bene di tutti». Quindi ripete: «scontentare a volte significa fare il bene di tutti».
A Crevalvore Romano Prodi viene fischiato da una cinquantina di simpatizzanti della Cdl che provano a disturbare il suo intervento. Il premier si rivolge a loro: «Le proteste sono un aspetto fondamentale della democrazia, nessuno scandalo; ma guai se uno le prende per cambiare la propria dottrina e il proprio comportamento». Orecchie aperte, dunque verso le proteste, dice il Professore, ma «nessun cambiamento, bisogna agire meditando e pensando alle conseguenze della Finanziaria».
Intanto, l'opposizione reagisce alle sue dichiarazioni. Sandro Bondi, coordinatore di Forza Italia commenta: «Continua a mentire agli italiani e persino a se stesso. Pensare che lo scontento diffuso in tutti gli strati sociali del Paese sia il frutto di una difesa degli interessi consolidati e di una incapacità di comprendere il disegno di questa Finanziaria significa o essere in malafede o essere completamente distaccato dalla realtà del Paese». Rincara la dose Paolo Bonaiuti, portavoce di Silvio Berlusconi: «Non è il Paese che è impazzito ma è impazzito questo governo che dopo questa offesa di Prodi agli italiani si conferma il peggior governo del dopoguerra». Anche il leader Udc Pier Ferdinando Casini ritiene che «Prodi sbagli a pensare che sia impazzito il Paese, sarebbe forse più serio da parte sua pensare che è impazzito il governo». Per Roberto Maroni «Con queste dichiarazioni Prodi si dimostra ogni giorno di più inadeguato a guidare un paese come l'Italia che il governo Berlusconi ha reso protagonista in Europa e nel mondo». Secondo Altero Matteoli, presidente dei Senatori di An «A Prodi sono saltati i nervi perchè sa bene che è giunto a fine corsa».
Più tardi alla Corte Isolani, il premier torna sulle sue parole per fornire l'interpretazione autentica di quanto detto in mattinata: «Ci vuole la responsabilità di tutti perchè dobbiamo vivere in un Paese saggio, non in un paese impazzito». E chiarisce: «Questo è governare. Bisogna pensare al domani. È ora di pensare ai nostri figli, anche a costo dell'impopolarità. E non mi interessa nulla». Così il Presidente del Consiglio lancia un richiamo alla responsabilità perchè ciascuno faccia la sua parte: «È ora di smetterla di far finta che la situazione sia diversa da quella che è. Che ogni categoria voglia essere trattata in modo incompatibile con il futuro italiano. È ora di essere seri. Cerchiamo di cambiare pagina».
Il voto del ministro Ferrero contro il Tfr apre un caso politico per il Governo e la maggioranza? Non secondo Prodi, perchè il ministro «ha chiaramente limitato il dissenso a questo». «Sul Tfr - ha spiegato il Presidente del Consiglio - non c'era l'accordo da parte di Ferrero e ha semplicemente votato contro senza che questo costituisca nulla. Come ho sempre fatto in vita mia, ogni tanto faccio votare perchè, se si aspetta che negli organi collegiali si voti sempre all'unanimità la democrazia viene paralizzata». Poi ha aggiunto: «Ieri abbiamo votato anche sul Mose a maggioranza. Ci sono stati tre voti contro e un'astensione e l'opera pubblica va avanti. Perchè, se si aspetta l'unanimità non si fa nulla. In Europa ho fatto tre anni di battaglia perchè la nuova Costituzione abolisse il più possibile il voto all'unanimità. Credo che questo sia il costume della democrazia: si vota».
Romano Prodi considera «un invito e un ammonimento» le critiche della Senatrice a vita e premio Nobel Rita Levi Montalcini sui tagli alla ricerca, ma «intempestivi», perché «si sta lavorando, scavando ogni piccola fonte per poter avere soldi per la ricerca». Ieri la Senatrice aveva minacciato un suo voto contrario alla manovra al Senato, dove il vantaggio dell'Unione é già risicato.
A proposito dell'auspicio del Presidente della Repubblica per riforme sulla base di larghe intese Romano Prodi sottolinea di aver sempre detto che «la legge elettorale e le grandi riforme costituzionali (è nel programma dell'Unione) si fanno non a colpi di maggioranza, come ha fatto il Governo precedente». E ripete «è parte del nostro programma. Mi fa piacere che il Presidente della Repubblica riconosca l'importanza di una decisione di questo tipo».



 

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